Perché invecchiamo? Le cause e i consigli degli esperti sulla longevità

Perché invecchiamo? Le cause e i consigli degli esperti sulla longevità

Dai primi segnali dell'invecchiamento agli errori più comuni fino al ruolo dell'alimentazione: le risposte del dottor Sacha Sorrentino e del dottor Michele Bonaccorso

Perché invecchiamo? 
È la classica domanda da un milione di dollari. Invecchiare, del resto, è inevitabile, ma può accadere in modi molto diversi. 
Si può essere più o meno longevi e questo dipende da tantissimi fattori, molti dei quali controllabili, come spiegano il dottor Michele Bonaccorso – medico chirurgo specializzato in anestesia e rianimazione, ossigeno-ozonoterapia e medicina funzionale – e il dottor Sacha Sorrentino, biologo nutrizionista. 
Come spiega Bonaccorso “le teorie più solide sull’invecchiamento includono l’accumulo di danno cellulare, la riduzione della capacità di riparazione, l’infiammazione cronica, la disfunzione mitocondriale, l’instabilità del DNA e la perdita della capacità di mantenere l’omeostasi. 
La genetica determina una predisposizione, ma il suo peso reale è limitato: la maggior parte della velocità con cui invecchiamo dipende da scelte quotidiane come alimentazione, metabolismo, qualità del sonno, ormoni e livello di infiammazione. 
L’invecchiamento è quindi un processo altamente modulabile, e modificare questi fattori permette di rallentarlo in modo concreto e misurabile”. Come aggiunge Sorrentino, anche lo stress ossidativo svolge un ruolo chiave nell’invecchiamento: “L’accumulo di danni cellulari provoca stress ossidativo. 
Con il tempo le cellule subiscono danni dai radicali liberi generati da infiammazione ed esposizione a sostanze inquinanti. 
Si parla spesso di inflammaging, l’infiammazione cronica di basso grado: un tipo di infiammazione costante e lieve, considerata come driver fondamentale dell’invecchiamento e delle malattie croniche”.

La longevità, quindi, dipende molto dal proprio stile di vita. 
Come spiega Bonaccorso: “Un'alimentazione sregolata, sedentarietà, stress non gestito, sonno scarso, abuso di alcol o fumo e scarso controllo dell’infiammazione accelerano sensibilmente i processi biologici dell’invecchiamento. 
Questi fattori favoriscono insulino-resistenza, disfunzione mitocondriale, aumento dello stress ossidativo e declino cellulare. 
Quando persistono nel tempo questi problemi modificano la risposta ormonale, peggiorano il metabolismo e riducono la capacità di riparazione dei tessuti, creando un ambiente fisiologico che favorisce un invecchiamento precoce”. 
Aggiunge Sorrentino: “L’assenza di routine e ritmi sregolati disequilibrano gli ormoni, il metabolismo e i processi di riparazione cellulare. Un’alimentazione ricca di zuccheri e cibi ultraprocessati accelera la glicazione e l’infiammazione, la sedentarietà riduce la funzionalità mitocondriale, un sonno insufficiente o di bassa qualità aumenta stress e squilibri ormonali, e proprio lo stress cronico mantiene alta la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress. 
Inoltre, fumo e alcol eccessivo aumentano la produzione di radicali liberi, che influenzano lo stress ossidativo, e anche l’esposizione a tossine o inquinamento senza protezioni può incidere, così come la scarsa idratazione che rende pelle e tessuti meno elastici e rallenta i processi di depurazione cellulare. 
Infine, la mancanza di stimoli cognitivi e l’isolamento sociale portano a un declino mentale anticipato e ad un peggioramento dell’umore e del sistema immunitario”.

Un’alimentazione sbagliata può incidere notevolmente sull’invecchiamento, come spiega il dottor Sorrentino: “Bisogna ricordare che l’invecchiamento non è programmato rigidamente dai geni: è altamente modulabile. 
L’alimentazione è la variabile più influente sul medio-lungo termine: diciamo che lo stile di vita pesa l’80%, la genetica il 20%. L’alimentazione può essere pro-infiammatoria, caratterizzata da un eccesso di zuccheri raffinati, grassi saturi, alimenti ultraprocessati e troppi carboidrati ad alto indice glicemico, o antinfiammatoria, come la dieta mediterranea. 
Gli zuccheri raffinati in eccesso formano i cosiddetti AGEs (prodotti di glicazione avanzata) che danneggiano tessuti, vasi sanguigni e pelle. L’accorciamento dei telomeri, ovvero i 'tappi' alle estremità dei cromosomi, è un altro indice di invecchiamento. 
Molti studi indicano che una dieta mediterranea e vegetale rende i telomeri maggiormente stabili. 
I mitocondri, che producono energia, diventano meno efficienti con l’età, ma ci sono alcuni composti come il coenzima Q10, carnosina, resveratrolo, polifenoli derivanti dai frutti rossi, acido alfa-lipoico che migliorano la funzione mitocondriale. 
Gli aspetti nutrizionali che più incidono sull’invecchiamento sono la qualità degli alimenti e l’indice glicemico”.

Il dottor Bonaccorso ha posto l’attenzione sui segnali clinici e sui campanelli d’allarme da considerare per capire se siamo di fronte a un invecchiamento precoce: “I primi segnali di un invecchiamento accelerato includono riduzione della forza muscolare, aumento del grasso viscerale, difficoltà nel mantenere una glicemia stabile, stanchezza persistente e marcatori infiammatori lievemente elevati. 
Questi indicatori suggeriscono che metabolismo, ormoni e mitocondri stanno perdendo efficienza. 
Intervenire significa riequilibrare il sistema ormonale, gestire l’infiammazione, migliorare la sensibilità insulinica e supportare l’energia cellulare attraverso protocolli medici strutturati. 
Un intervento tempestivo permette di correggere i fattori che accelerano l’invecchiamento e riportare il corpo a uno stato biologicamente più giovane”.

Anche il metabolismo, di conseguenza, è un fattore chiave quando si parla di invecchiamento e longevità, come spiega Sorrentino: “Un metabolismo rallentato porta a minore produzione energetica e maggiore accumulo di scorie cellulari, come un motore che gira con poca efficienza: invece di trasformare bene il carburante in energia consuma troppo, produce più scarti e rende l’intero sistema meno reattivo. 
Per attivare il metabolismo bisogna partire dalle basi: creare routine regolari, soprattutto per quanto riguarda gli orari dei pasti e la qualità del sonno, e bisogna seguire un’alimentazione equilibrata che non preveda digiuni improvvisati o pasti saltati, insieme ad un’attività fisica costante, scelta tra quella che più piace, fa stare bene e dà soddisfazione. 
L’insulino resistenza, spesso causata da abbinamenti nutrizionali scorretti e sbilanciati sugli zuccheri, aumenta l’infiammazione sistemica e favorisce la formazione di AGEs, che danneggiano pelle, vasi sanguigni e organi. 
L’infiammazione cronica di basso grado altera la funzione dei mitocondri e riduce i meccanismi di riparazione interna. 
Le cattive abitudini alimentari, come eccesso di zuccheri e grassi saturi, poche fibre, amplificano questi processi, causando maggiore stress ossidativo e rapido deterioramento cellulare. 
Al contrario, un’alimentazione ricca di antiossidanti, a basso indice glicemico, contribuisce a mantenere stabile l’insulina, riduce l’infiammazione e rallenta l’invecchiamento biologico”.

fonte  https://www.gazzetta.it/salute
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