Overdose da Vitamina D, che cosa si rischia con dosi eccessive
La carenza di vitamina D è molto diffusa, in Italia si stima che dal 50% all’80% della popolazione presenti livelli insufficienti di questo micronutriente essenziale per l’organismo.
Ma se poca vitamina D è dannosa per le ossa e i muscoli, indebolisce il sistema immunitario ed è associata all’insorgenza di patologie cardiovascolari, obesità e diabete di tipo 2, anche un eccesso può essere dannoso.
Assumere, infatti, grandi dosi di vitamina D attraverso supplementi e integratori, per troppo tempo, o senza che ce ne sia bisogno, può essere controproducente e far salire la quantità di questo micronutriente a livelli “tossici”, provocando danni all’organismo.
La carenza di vitamina D è molto diffusa, in Italia si stima che dal 50% all’80% della popolazione presenti livelli insufficienti di questo micronutriente essenziale per l’organismo.
Ma se poca vitamina D è dannosa per le ossa e i muscoli, indebolisce il sistema immunitario ed è associata all’insorgenza di patologie cardiovascolari, obesità e diabete di tipo 2, anche un eccesso può essere dannoso.
Assumere, infatti, grandi dosi di vitamina D attraverso supplementi e integratori, per troppo tempo, o senza che ce ne sia bisogno, può essere controproducente e far salire la quantità di questo micronutriente a livelli “tossici”, provocando danni all’organismo.
È accaduto recentemente a 16 persone alle Isole Baleari che sono state ricoverate con sintomi simili a un avvelenamento.
Avevano acquistato online e assunto senza supervisione medica un integratore vitaminico dalla formulazione errata.
Un episodio estivo che ha costretto le autorità spagnole a lanciare un alert e che invita tutti a riflettere sul ricorso non controllato all'integrazione.
Il nome
Nonostante il nome innocuo, la vitamina D non è una “semplice” vitamina. “Questo termine ha, purtroppo, creato sempre molta confusione – spiega Diego Ferone, presidente della Società Italiana di Endocrinologia (Sie) -.
La reale denominazione di questa molecola è colecalciferolo, un ormone la cui funzione principale è quella di controllo del metabolismo osseo, attraverso la regolazione del calcio”.
“Il fatto però che venga chiamata vitamina la fa associare al concetto di integratore, a qualcosa di innocuo, insomma. Pertanto, molti pazienti non si rendono conto di star assumendo un vero e proprio farmaco”, sottolinea Ferone.
Il tutto senza sapere che è possibile andare incontro a un sovradosaggio e senza essere consapevoli delle conseguenze che questo può comportare.
“L’ipervitaminosi D è oggi un fenomeno frequente proprio per via di una supplementazione non controllata”, prosegue.
L’ipervitaminosi D
“Per molto tempo, l’intossicazione da vitamina D è sembrata una chimera, un qualcosa di teoricamente possibile ma che difficilmente si sarebbe verificato nella pratica clinica – commenta il presidente Sie -.
Negli ultimi anni, però, sono entrate in commercio nuove formulazioni di questa molecola, di più facile assunzione, dai flaconcini liquidi, alle pasticche, fino ai composti orodispersibili, quelli cioè che si sciolgono in bocca.
La supplementazione di questo micronutriente è diventata, infatti, sempre più necessaria anche in Europa, dove nella popolazione è emersa una diffusa carenza di vitamina D”.
“Questo ormone per formarsi e diventare attivo ha bisogno dell'esposizione alla luce solare.
Negli ultimi anni, però, per tante ragioni, da una crescente attenzione ai possibili rischi legati al Sole che ha portato a una maggiore attenzione all’esposizione, fino a un’alimentazione diversa, la carenza di vitamina D è diventata un fenomeno globale, che ha colpito anche il nostro Paese”, puntualizza.
Il problema del fai-da-te
Oggi quindi è diventato molto facile assumere questo ormone. “Spesso viene inserito all'interno degli integratori in commercio, ma frequentemente le quantità non vengono adeguatamente controllate”, avverte Ferone. Oltre a ciò, c'è un altro problema.
Quello di prescrizioni improprie o di auto-prescrizioni. “Molti di questi preparati, soprattutto i mix di vitamine e sali minerali, sono prodotti da banco che possono essere acquistati senza alcuna indicazione.
E molti li prendono su consiglio di nutrizionisti, personal trainer, ma anche di amici o influencer. Insomma, molto spesso non sono i dottori a prescrivere l'assunzione della vitamina D”, aggiunge.
“La terapia per un’insufficienza o una carenza di vitamina D deve essere fatta sotto un attento controllo medico che valuti bene le condizioni del paziente e che monitori i livelli dell’ormone prima e dopo la terapia sostitutiva.
Spesso, però, accade che, se non seguiti correttamente, i pazienti continuino ad assumere il micronutriente oltre il necessario, anche per anni, credendo che si tratti solo di un integratore e non di un prodotto ormonale attivo – riferisce Ferone -.
Ciò è particolarmente problematico se il dosaggio che si assume è molto alto.
Esistono infatti dei preparati che nascono per compensare forti carenze o che prevedono un intervallo tra un’assunzione e l’altra molto ampio.
È quindi importante che il medico vada sempre a verificare con un prelievo di sangue, se il livello di vitamina D è ben equilibrato, se i rapporti con gli altri ormoni sono corretti per poter, di conseguenza, rimodulare o sospendere la terapia”.
La carenza di vitamina D è molto diffusa, in Italia si stima che dal 50% all’80% della popolazione presenti livelli insufficienti di questo micronutriente essenziale per l’organismo.
Ma se poca vitamina D è dannosa per le ossa e i muscoli, indebolisce il sistema immunitario ed è associata all’insorgenza di patologie cardiovascolari, obesità e diabete di tipo 2, anche un eccesso può essere dannoso.
Assumere, infatti, grandi dosi di vitamina D attraverso supplementi e integratori, per troppo tempo, o senza che ce ne sia bisogno, può essere controproducente e far salire la quantità di questo micronutriente a livelli “tossici”, provocando danni all’organismo.
Il rischio per la salute
Ma cosa accade quando si prende troppa vitamina D? “Questa entra in gioco nella regolazione dei livelli di calcio del nostro corpo, pertanto, un’assunzione eccessiva provoca ipercalcemia, cioè un aumento dei livelli circolanti del minerale. Il calcio è uno ione molto importante per l’organismo ed è coinvolto in tantissime funzionalità, da quella muscolare, al controllo della contrattilità intestinale”, spiega Ferone. “Un aumento del minerale fa comparire sintomi che inizialmente sono di tipo gastrointestinale, con nausea, vomito, stipsi, e spesso inappetenza.
Segue un aumento della diuresi e della sete, e a volte si può arrivare alla disidratazione. Il paziente comincia, poi, a lamentare astenia, molta debolezza, una sorta di affaticamento facilitato – elenca -. Se l'assunzione continua, si giunge alla formazione di vere e proprie calcificazioni, cioè di depositi di calcio in organi importanti come i vasi sanguigni stessi, che si induriscono causando ipertensione, e i reni, poiché l'organismo cerca di eliminare il calcio in eccesso. Nei casi più gravi si può infine arrivare ad avere dei quadri di insufficienza renale vera e propria”, evidenzia.
Attenzione agli integratori
Non solo. Secondo un recente studio condotto dai ricercatori dell'Università del Surrey, in Inghilterra, e pubblicato su Nutrition Reviews, alcune tipologie di vitamina D che si trovano negli integratori potrebbero addirittura abbassare i livelli della forma che il nostro organismo utilizza nel suo metabolismo.
I ricercatori hanno infatti scoperto che assumere vitamina D2 (ergocalciferolo) porta a una riduzione dei livelli di vitamina D3 (colecalciferolo), quella di cui abbiamo bisogno.
Secondo quanto emerso dallo studio, un uso errato della supplementazione provoca nei soggetti una diminuzione nella concentrazione di D3 facendola scendere al di sotto dei livelli registrati in chi non prende alcun supplemento.
Quando il troppo fa male
È importante sottolineare che la tossicità da vitamina D è sempre causata dall'assunzione inappropriata di integratori. È improbabile che questa condizione si manifesti mangiando i pochi alimenti che la contengono naturalmente, come pesci dall’alto contenuto di grassi, quali salmone e trota, alcuni funghi e tuorli d'uovo.
Gli esperti ritengono inoltre che non sia possibile sviluppare tale tossicità a causa dell'esposizione al sole, perché il corpo controlla la quantità di ormone prodotto.
Di recente, nelle Isole Baleari, sono state ospedalizzate decine di persone proprio per intossicazione da vitamina D dopo aver assunto un integratore formulato in modo errato, acquistato online senza supervisione medica.
“Noi endocrinologi ci aspettavamo che prima o poi questo problema sarebbe emerso. Il termine “vitamina D” è completamente sbagliato, ma ormai è così diffuso che non sarà più possibile farlo uscire dall’uso comune. L’importante è però essere consapevoli che si tratta dell’ormone colecalciferolo e che non ci si può affidare al fai-da-te”, conclude Ferone. La supplementazione di vitamina D potrebbe interferire, infatti, anche con altri farmaci o integratori, rischiando di causare problemi che si potrebbero facilmente evitare.
fonte https://www.repubblica.it/salute/2025