Demenza senile: dall'istruzione alla ricchezza, ecco chi rischia meno

Demenza senile: dall'istruzione alla ricchezza, ecco chi rischia meno

Non solo genetica e sfortuna. Benessere e livelli d'istruzione influenzano drasticamente il rischio di deterioramento cognitivo nell'anziano

Con una popolazione che si fa sempre più anziana, la demenza senile costituisce una delle principali sfide sanitarie dei prossimi decenni. Attualmente, in Italia, si contano almeno 1,5 milioni di persone affette da demenza; un numero potenzialmente sottostimato, per l'assenza di studi recenti. 
Si tratta di una patologia neurodegenerativa che colpisce principalmente gli over 65, ma che può manifestarsi anche in età più giovane. 
Il disturbo, spesso associato alla malattia di Alzheimer, comporta un progressivo deterioramento delle funzioni cognitive, compromettendo memoria, pensiero e giudizio.

Un recente studio condotto in Inghilterra, tuttavia, ha spostato l'attenzione dei ricercatori su un aspetto specifico e ancora poco indagato: l'influenza dei fattori socioeconomici, come livello di istruzione, reddito e occupazione, sul rischio di sviluppare demenza senile. 
La ricerca evidenzia come un contesto socioeconomico vantaggioso possa ridurre drasticamente il rischio di declino cognitivo. 
Il benessere, in altre parole, sembra avere un ruolo protettivo.

Lo studio, guidato dalla dottoressa Dorina Cadar, ha coinvolto 8.442 adulti britannici di età pari o superiore a 50 anni, seguiti per un periodo di 10 anni, dal 2008 al 2018. 
Ai partecipanti sono stati somministrati questionari dettagliati per raccogliere dati sui fattori socioeconomici; lo stato cognitivo, invece, è stato valutato tramite test e autovalutazioni. 
I ricercatori hanno considerato diverse variabili demografiche, come età, genere e stato civile, per garantire un’analisi più precisa. 
Uno degli obiettivi era stimare il tempo trascorso dai partecipanti in diversi stadi cognitivi e le probabilità di transizione verso forme di deterioramento cognitivo più avanzato.

Dai risultati è emersa una forte correlazione tra il livello socioeconomico e il rischio di demenza.
Le persone con un'istruzione post-secondaria mostravano un rischio del 43% più basso di sviluppare deterioramento cognitivo rispetto a chi aveva interrotto il percorso di studi prima. 
Inoltre, chi disponeva di maggiori risorse economiche era associato a una riduzione del 26% delle probabilità di soffrire di demenza senile. 

Ma c'è di più: i partecipanti con migliori condizioni economiche avevano il 56% in più di probabilità di migliorare il proprio stato cognitivo rispetto a chi viveva in condizioni di disagio economico. 
Dati che sottolineano l’importanza dei fattori socioeconomici non solo nella prevenzione della demenza, ma anche nella possibilità di recupero cognitivo.

I risultati di questo studio aprono la strada a diverse riflessioni e potenziali sviluppi futuri nella ricerca sulla demenza. 
È possibile che l’istruzione e le attività intellettualmente stimolanti possano avere un ruolo nel costruire una sorta di “riserva cerebrale” che protegge il cervello dal deterioramento. 
Le persone con livelli di istruzione e reddito più elevati hanno inoltre maggiore accesso a risorse per la salute e assistenza sanitaria, fattori che possono contribuire a mantenere intatta la salute cognitiva.

Queste scoperte tuttavia suggeriscono anche che, per ridurre diffusione gravità della senilità precoce nella popolazione, serviranno interventi di supporto educativo e politiche di riduzione delle disuguaglianze sociali. 
Gli studiosi auspicano che la loro ricerca possa costituire una base per ulteriori approfondimenti e per contribuire a delineare nuove strategie nella prevenzione e gestione della demenza; solo così si può sperare di ridurre l'onere crescente che questa patologia rappresenta per le famiglie, il sistema sanitario e la società nel suo complesso.

FONTE   https://www.gazzetta.it/salute    2025
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