Diete restrittive e tumori: attenzione al fai da te!

Diete restrittive e tumori: attenzione al fai da te!

Le diete restrittive, soprattutto senza la supervisione di un esperto, possono causare problemi nutrizionali e tanto stress a chi ha ricevuto una diagnosi di tumore.

Ridurre il consumo di questo o quell’alimento, dare un taglio alle calorie giornaliere, seguire un regime di digiuno intermittente. 
Negli ultimi anni sono state proposte numerose diete restrittive che, secondo chi le propugna, andrebbero seguite dopo una diagnosi di cancro. Tra gli obiettivi indicati vi è l’idea che tali diete possano contribuire all’efficacia dei trattamenti riducendo gli effetti avversi, migliorare la qualità di vita e persino potenziare la risposta alla terapia. Ma questi regimi alimentari sono davvero capaci di raggiungere gli obiettivi? E soprattutto, quali sono i rischi?

“Una dieta sana, che limiti il cibo ‘spazzatura’, l’assunzione eccessiva di zucchero e alcol, può essere benefica o almeno innocua per i pazienti affetti da cancro, mentre il rapporto tra rischio e beneficio delle diete restrittive è ancora dibattuto” si legge sulla rivista Cancer Medicine. Nell’articolo sono stati pubblicati i risultati di una revisione svolta in Italia degli studi sul tema. 
Gli autori si sono concentrati sul rischio di stress psicologico legato a questo tipo di diete restrittive nei pazienti con cancro.

Mima-digiuno, chetogenica, e altre ancora
Dal punto di vista teorico, potrebbe avere senso seguire una dieta restrittiva. 
Con questi regimi alimentari pare che si agisca sul metabolismo energetico delle cellule, che in caso di tumore è alterato. 
Si potrebbe così ostacolare la crescita delle cellule tumorali e migliorare la risposta ai trattamenti. 
Inoltre, le diete restrittive sembrano influenzare la proliferazione delle cellule e agire sul microbiota, gli ospiti microbici soprattutto del nostro intestino, e portare quindi vantaggi per l’organismo.

Tra i tipi di alimentazione restrittiva più studiati per i pazienti oncologici vi sono le cosiddette diete mima-digiuno e la dieta chetogenica.

Le diete di digiuno consistono nell’evitare di mangiare (ma con la possibilità di assumere acqua a volontà) per un determinato periodo di tempo che può andare da alcune ore fino a giorni interi. 
Non è certo semplice seguire un regime tanto rigido per periodi prolungati, soprattutto per persone che già devono confrontarsi con il cancro. Anche per questa ragione sono state studiate diete che “mimano” gli effetti metabolici del digiuno e che sono basate su livelli di calorie estremamente bassi, da seguire in genere per 3-4 giorni ogni mese.

Diverso è invece il principio alla base delle diete chetogeniche, il cui obiettivo è eliminare quasi completamente le calorie derivate dai carboidrati e aumentare quelle derivate da proteine e grassi, che arrivano a rappresentare fino al 70-80 per cento delle calorie totali.

Come ricordano gli autori della revisione, entrambi questi regimi alimentari hanno mostrato benefici negli studi con animali di laboratorio. 
I risultati nelle sperimentazioni con esseri umani non sono invece ancora conclusivi. “Gli approcci basati sul digiuno e le diete chetogeniche non sono raccomandati nelle attuali linee guida per il trattamento del cancro” sottolineano gli autori.

I rischi per corpo e mente
Anche se i numeri precisi non sono noti, si pensa che siano numerosi i pazienti oncologici che seguono una dieta restrittiva. 
Spesso le iniziano dopo averne scoperto l’esistenza su internet, senza la supervisione di un medico esperto, anche a causa della scarsa disponibilità di servizi nutrizionali adeguati per questi pazienti.

Le ragioni che spingono le persone a seguire questo tipo di diete sono varie: c’è chi le tenta sperando di ridurre gli effetti collaterali delle terapie e chi invece, grazie a questi regimi alimentari, riduce la propria ansia e sente di avere un ruolo attivo nel percorso di cura.

Quando si seguono regimi alimentari restrittivi è fondamentale essere consapevoli anche dei rischi che questi possono portare con sé. 
Dal punto di vista fisico, il rischio di malnutrizione è piuttosto elevato: non bisogna dimenticare, infatti, che la malnutrizione è già comune nei pazienti con cancro che si alimentano normalmente (ne soffre il 20-70 per cento dei pazienti, a seconda dello stadio e del tipo di malattia). Aggiungere all’impatto negativo della malattia anche quello di una dieta restrittiva potrebbe causare più danno che beneficio.

Dal punto di vista psicologico, poi, focalizzarsi troppo su una dieta restrittiva rischia di aumentare il livello di stress e di ansia per cosa si mangia, di far perdere il piacere del cibo e di limitare le occasioni di scambio sociale (per paura che gli altri non capiscano le proprie esigenze alimentari).

Le scelte dietetiche, suggeriscono gli esperti, dovrebbero sempre essere effettuate chiedendo aiuto a professionisti e con un approccio multidisciplinare che dia importanza agli aspetti non solo fisici ma anche psicologici.

 In ogni caso, meglio evitare il fai da te.

fonte  AIRC  2024
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