L’alcol non ci rende più longevi e non esistono dosi “sicure” per i giovani: cosa dice la scienza
Commentando un’iniziativa al Parlamento europeo volta a sensibilizzare sui rischi del consumo di alcol, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha fatto un’associazione tra la longevità degli italiani e il consumo di vino moderato nel nostro Paese.
In realtà non c’è alcuna evidenza scientifica sul fatto che il vino allunghi la vita, inoltre secondo diversi studi non esisterebbero nemmeno dosi realmente sicure di alcol, in particolar modo in relazione al rischio oncologico.
Al Parlamento Europeo è andata in scena una campagna di sensibilizzazione sui rischi per la salute legati al consumo di alcol, un evento guidato dall'eurodeputato Vytenis Andriukaitis, ex commissario dell'Unione Europea per la Salute.
Oltre alla presenza di bottiglie di vino in formato gigante con etichette sanitarie stampate sopra, è stata diffusa anche un'immagine ispirata al Bacco fanciullo di Caravaggio con una didascalia a corredo: “Anche piccole quantità possono aumentare il rischio di malattie e cancro”. L'esposizione, oltre a essere legata alla proposta di etichettare le bevande alcoliche con avvertenze per la salute simili a quelle presenti sui pacchetti di sigarette (già avviene in Irlanda), si inserisce nel contesto della settimana europea dedicata ai danni da consumo di alcol. Un'iniziativa sicuramente virtuosa, ma probabilmente presentata in modo un po' maldestro (alla luce di alcuni errori e l'uso di un'immagine inappropriata).
Al netto degli inciampi, tale esposizione a fin di bene è stata colta come una vera e propria provocazione (se non crociata) da parte delle associazioni legate alla produzione di vino e soprattutto dal governo italiano, considerando anche che il nostro Paese è tra i principali produttori della bevanda alcolica. Tra i principali detrattori il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, che ha ritenuto l'operazione una sorta di demonizzazione e criminalizzazione del vino.
Non è certo la prima volta che il ministro si schiera contro coloro che da tempo cercano di sensibilizzare l'opinione pubblica sui rischi degli alcolici, vino compreso.
Il nodo del contendere è legato al fatto che queste iniziative lascerebbero intendere che l'alcol fa male in assoluto, a qualunque dose, mentre il ministro e altri rappresentanti del governo italiano sottolineano l'importanza di fare distinzione tra abuso di alcol e consumo responsabile e moderato.
Commentando l'iniziativa di Andriukaitis durante un intervento a Bruxelles, Lollobrigida ha sottolineato che il vino “è un prodotto importante della nostra alimentazione, che esiste da sempre, che vede in Italia un uso corretto, nella maggior parte dei casi, e che oggi ci vede nella condizione di essere il popolo più longevo d'Europa e secondo nel mondo.
E quindi difficilmente così può essere considerato un pericolo come alcuni tentano di dimostrare”. Ma esiste davvero un legame tra la longevità degli italiani (e non solo) e il consumo di vino?
La scienza, in parole molto semplici, lo smentisce.
Non c'è alcuna evidenza scientifica sul fatto che il consumo responsabile e moderato di vino sia in grado di allungare la vita.
Il recente studio “Why Do Only Some Cohort Studies Find Health Benefits From Low-Volume Alcohol Use? A Systematic Review and Meta-Analysis” pubblicato sulla rivista scientifica specializzata “Journal of Studies on Alcohol and Drugs”, ad esempio, è giunto alla conclusione che coloro che bevono da un bicchiere di vino a settimana a due bicchieri di vino al giorno (il famoso consumo responsabile insieme ai pasti) hanno lo stesso rischio di mortalità degli astemi, cioè di coloro che non bevono alcolici.
In pratica, il consumo moderato non avrebbe alcun impatto sulla longevità.
A suffragio di questo risultato vi sono anche gli studi del GBD Alcohol Collaborators, un gruppo di ricerca internazionale composto da moltissimi studiosi – compresi quelli provenienti da Paesi produttori di vino – che opera nel contesto dell'autorevole iniziativa Global Burden of Disease Study (GBD).
In un rapporto, ad esempio, è stato determinato che il consumo di alcol rappresenta il principale fattore di rischio di morte e disabilità nella fascia di età compresa tra i 15 e i 49 anni.
Un'indagine statistica dell'American Cancer Society (ACS) ha invece evidenziato che il consumo di alcol è associato rispettivamente al 5,4 e al 4,1 percento di diagnosi e morti per cancro.
L'Istituto Superiore di Sanità (ISS) evidenzia come il Codice europeo contro il cancro affermi esplicitamente "che non esistono livelli di uso sicuri per la salute, consigliando di limitare il consumo di qualunque tipo di bevanda alcolica".
Il consiglio di prevenzione oncologica è chiaro ed è quello di "non bere mai bevande alcoliche".
Basti pensare che secondo la IARC, una branca dell'OMS, per l'Italia vengono stimati diecimila nuove diagnosi di cancro all'anno correlate a qualunque tipologia di bevanda alcolica.
Fra esse, "il 19,8 percento dei quali causati dal consumo di quantità inferiori al bicchiere e mezzo (20 grammi di alcol)", evidenzia l'ISS.
Tra i tumori fortemente associati al consumo moderato di alcol vi è ad esempio il cancro al seno, come evidenziato in unarticolo dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) pubblicato in occasione della campagna di sensibilizzazione dell'OMS "Redefine Alchool".
"Nel mese di ottobre, dedicato alla prevenzione del tumore al seno, fortemente influenzato anche in Italia dal consumo pur moderato di alcol, è stato reso noto, ad esempio, che solo il 21% delle donne in 14 Paesi europei è a conoscenza del collegamento tra uso moderato di alcol e rischio di sviluppare il tumore al seno, un rischio che inizia già con bassi livelli di consumo di alcol".
A sostenere che anche il consumo moderato rappresenta un fattore di rischio per la salute vi è anche un altro approfondito studio del GBD Alcohol Collaborators, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet.
È giunto alla conclusione che i giovani con meno di 40 anni – quelli più esposti al rischio di abuso – non dovrebbero praticamente mai bere alcol, perché non esistono dosi sicure ma solo rischi.
È stato calcolato che la quantità raccomandabile tra i 15 e i 39 anni è di a 0,136 bevande standard al giorno, cioè pari a un decimo di bicchiere di vino (considerando che per bevanda standard si intendono 10 grammi di alcol puro, come un bicchiere da 100 millilitri di vino col 13 percento di alcol o una lattina di birra col 3,5 percento di alcol).
Praticamente, il consumo sicuro è prossimo allo zero in queste fasce d'età, secondo lo studio su The Lancet.
I presunti benefici per la salute, grazie a sostanze antiossidanti come il resveratrolo presenti ad esempio nel vino rosso, si otterrebbero consumando le dosi raccomandate solo negli adulti.
Per chi ha tra i 40 e i 64 anni tali dosi, secondo la ricerca, spaziano da mezzo a due bicchieri di vino al giorno; chi invece ha più di 65 anni potrebbe spingersi fino a tre bicchieri.
Lo studio ha evidenziato che queste concentrazioni potrebbero ridurre il rischio di patologie cardiovascolari come la cardiopatia ischemica.
“Il nostro messaggio è semplice: i giovani non dovrebbero bere, ma gli anziani possono trarre beneficio dal bere piccole quantità”, aveva dichiarato in un comunicato stampa la professoressa Emmanuela Gakidou dell'Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) dell'Università di Washington.
Al netto di questi risultati, non c'è comunque alcuna evidenza scientifica che l'alcol possa effettivamente allungare la vita, inoltre diversi enti autorevoli sottolineano che dosi realmente sicure non esistono.
Per queste ragioni sensibilizzare le persone a un consumo perlomeno responsabile è fondamentale.
Ciò può passare anche attraverso l'etichettatura delle bottiglie delle bevande alcoliche. Non si tratterebbe di una crociata contro i prodotti di qualità, come i vini prodotti in Italia, ma una necessità innanzi all'evidenza scientifica e a pratiche insalubri come il famigerato binge drinking.
fonte https://www.fanpage.it/ 2024