Come farsi trovare sul Web di Giuseppe Sturiale, ingegnere, esperto di NLP, Natural Language Processing.
Come farsi trovare sul Web di Giuseppe Sturiale, ingegnere, esperto di NLP, Natural Language Processing.
L'arte
di galleggiare nel mare del web consiste nel capire quali sono i criteri usati
dai motori di ricerca per determinare il ranking
e sfruttarle. Il ranking è il punteggio assegnato ad ognuna delle pagine
trovate e serve a stabilire il loro ordine di presentazione, in modo che le
prime della lista siano le più utili. Utili a chi legge e utili a chi scrive,
ma anche a chi pubblica. I soggetti che devono mettere in piedi il win-win-win
sono dunque tre, ma i criteri e gli scopi del calcolo del ranking sono molti. Ad
essere meticolosi, alla fine di queste considerazioni si potrebbe creare una
tabella con tre colonne (i tre soggetti) e diverse righe (le tecniche utili) e
stabilire che cosa si deve fare secondo il proprio ruolo. Queste considerazioni
sono dedicate a chi scrive e ambisce a farsi trovare e leggere dal numero più
alto possibile di lettori, ma sono utili anche quando si cerca. Chi indicizza e
pubblica le conosce già perché questo è il suo mestiere e Google è di fatto il
sistema di riferimento che detiene oltre il 90% del marcato globale.
Alle
origini lo scopo del calcolo del ranking era la misura della pertinenza teorica
di ogni pagina trovata rispetto all’argomento della ricerca dell'utente, confrontata
con quella di tante altre pagine. Con le pagine più promettenti in testa alla
lista di quelle trovate, la ricerca sarebbe stata veloce ed efficace. A cavallo
fra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso lavoravo al miglioramento continuo del
motore di ricerca Fulcrum, in un certo senso il papà di Google, un motore di
indicizzazione e di ricerca per vaste collezioni di documenti usato all’interno
di grandi organizzazioni pubbliche e private. Ecco un primo aspetto da non
trascurare: per quanto cresca la velocità dei computer moderni, il numero di
documenti cresce ancora di più, quindi è bene che il motore di ricerca possa
usare indici creati dal suo gemello, il motore di indicizzazione, meno visibile
ma importantissimo, che legge instancabilmente tutto il web e aggiorna gli
indici.
All’inizio
dell’era dei motori di indicizzazione e ricerca il soggetto era solo uno, il
ricercatore delle informazioni, e chi raccoglieva e indicizzava i documenti
lavorava per lui e aveva i suoi stessi obiettivi. Non c’erano quindi conflitti
da temperare. In questa situazione il ranking era ben calcolato se si teneva alto
il richiamo (recall), cioè la capacità del sistema di non perdere documenti
rilevanti, e di ridurre il rumore (noise), cioè il ritrovamento erroneo di
documenti non pertinenti.
Siccome
il motore di indicizzazione non capisce quello che legge e non sa creare
abstract automatici che migliorino l’indicizzazione, il buon funzionamento del
sistema è legato alla sua capacità di isolare le parole del documento e di
creare un dizionario delle parole trovate dotato di rimandi alle liste dei
documenti che le contengono, in modo che il simmetrico motore di ricerca possa
creare la lista di documenti rilavanti a fronte di un insieme di parole di
interesse. Il primo concetto importante che risulta da questo scenario è che
chi cerca dovrebbe anche usare sinonimi alternativi, chi prepara i documenti
per l’indicizzazione dovrebbe creare un tesauro di sinonimi destinato ad
aiutare il motore di ricerca ad arricchire automaticamente la richiesta, e chi
scrive dovrebbe aiutare il motore di indicizzazione aggiungendo sezioni
supplementari al documento con parole aggiuntive di soggettazione, che descrivano
il documento e creino agganci potenziali per le future ricerche, anche se il
suo testo non le contiene.
Questi
elementi sul funzionamento dell’indicizzazione e della ricerca permettono di
ricavare le prime regole importanti. Siccome anche il motore di ricerca non
capisce quello che stiamo cercando ma si basa solo sulle parole, occorre
aiutarlo, e dato che non sappiamo quanto è buono il tesauro dei sinonimi
scritto dagli esperti che pubblicano, occorre usare diversi sinonimi insieme
alle parole chiave che stiamo usando per orientare la ricerca. La mancata
comprensione di grammatica e sintassi rende inutile (e spesso dannoso) un
costrutto grammaticale o sintattico: “Vorrei sapere quali sono i diametri più
diffusi per i dischi”, una richiesta che produrrà molto rumore. Meglio scrivere
“disco diametro centimetri cm millimetri mm”, che troverà le pagine dei
cataloghi che rispondono alla nostra domanda.
Morale:
Chi cerca deve rimediare a quello che è stato trascurato da chi scrive (o
indicizza) usando parole chiave alterative. Chi scrive gli articoli, se vuole
essere trovato, deve prevedere gli errori e le dimenticanze di chi cerca,
arricchendo il documento.
Resta
da discutere il metodo di generazione del ranking e come alzarlo se siamo
quelli che scrivono e che vogliono essere trovati.
Il
criterio di base per un sistema di ricerca documentale interno ad una
organizzazione (un solo soggetto, il ricercatore) era di generare il ranking,
cioè la rilevanza di un documento, sommando i numeri delle occorrenze presenti
di ognuna delle parole cercate, moltiplicati per un indice di rarità della
parola (misurato dal dizionario con la tavola delle occorrenze). Quindi a
parità di parole presenti quelle che contribuiscono di più al peso sono quelle
più rare.
Quando
si usa un motore commerciale come Google, ci si trova a far parte di un sistema
dove si distinguono e si temperano gli interessi dei tre soggetti (autore,
ricercatore e intermediario ovvero fornitore del servizio) e il motore di
ricerca aggiunge ai criteri di un sistema scientifico usato all'interno di una
organizzazione una serie di altri fattori che contribuiscono al ranking, legati
al gradimento della pagina mostrato dagli utenti (di cui è tenuta traccia) e alla
reputazione acquisita dal sito che la ospita. Tutte queste considerazioni
formano ormai una scienza chiamata SEO,
cioè Search Engine Optimization, che guida
la redazione del contenuto e determina la scelta delle parole da usare nel
testo o da aggiungere nella sezione del documento che non è visibile se non al
motore di indicizzazione. I video, per esempio, sono valutati da Youtube sulla
percentuale realmente vista dagli utenti (minuti visti, cioè momento
dell’interruzione rispetto alla durata totale del video) e i suoi analytics forniscono in una curva solo
discendente le statistiche del livello di attenzione ad ogni minuto e secondo
del video. Dopo averlo selezionato, tutti iniziano a vederlo, ma nella sua
durata molti vanno interrompendo la visione. Quando si va a cercare la causa di
un brusco gradino discendente nel grafico a segnalare una forte caduta di
interesse a un certo minuto e secondo, si va poi a controllare e si scopre che
c’è un colpo di tosse o una affermazione un po’ troppo divisiva o altri
problemi che hanno fatto “cambiare canale” all’ascoltatore. Per il momento è
ancora impossibile capire quando invece il gradimento sale e quindi poter avere
una curva che va su e giù.
Non
si devono infine dimenticare le cruciali esigenze dell’editore, che per offrire
il servizio gratuitamente deve guadagnare non solo sulla pubblicità che
accompagna le liste o i documenti trovati ma anche sull’interesse pagante
dell’autore (o del titolare del sito) a farsi leggere. Quindi un addendo che
può alzare in modo decisivo il ranking di un articolo, oltre al suo valore
scientifico e alla reputazione del sito ospite, è il livello di sostegno
economico alla sua visibilità, cioè il denaro pagato al publisher per alzare il ranking ancora di più rispetto al valore già
raggiunto con la pertinenza sulla richiesta, il valore scientifico e la reputazione
del sito ospite. Questo è il motivo per cui i contenuti ad alta visibilità (cioè
i primi della lista o quelli che stanno ancora più sopra della lista) in un
motore di ricerca commerciale somigliano a quelli della televisione
commerciale, cioè sono prodotti che risultano da investimenti più orientati al
sostegno pubblicitario che alla qualità.
Inoltre,
ogni contenuto che si pubblica ha una impennata di letture dovuta al peso della
novità (un'altra componete del ranking è ricavata dalla data di pubblicazione,
per cui una pagina nuova sale nel ranking rispetto a una vecchia). Altre
impennate possono dipendere da motivi di attualità, che determinano un
rinnovato interesse del pubblico per un certo argomento, ma questa componente
pesa meno rispetto alla novità, quindi l’esortazione è quella a pubblicare
continuamente, che è poi il vecchio publish
or perish del mondo accademico, un altro contesto dove si parla di ranking.
L'impennata
iniziale negli analytics resi disponibili dal service provider responsabile del
sito indica il richiamo iniziale di lettori e poi il successivo stabilizzarsi
ad un valore asintotico che indica il vero pubblico degli specialisti
interessati ai contenuti pubblicati. Il service provider che offre l’hosting
del nostro dominio è in realtà un quarto soggetto che potrebbe avere servizi
rilevanti da offrire o sulle politiche del quale poter fare leva, ma non è un
elemento chiave per le nostre riflessioni.
Quindi
occorrono eventi che suscitino altre impennate iniziali per poi guadagnare
nuovi lettori, ma servono nuovi argomenti o un nuovo taglio o una revisione
editoriale per cambiare il ranking di sito.
Di
tutti gli stratagemmi descritti, quello importante, che non costa niente e che
offre eccellenti risultati consiste nel farsi carico di quello che un bravo
indicizzatore farebbe all’interno di un sistema privato, cioè scrivere un
documento capace di farsi trovare, con un ricco abstract che contenga tutte le
parole che potrebbero offrire agganci verso i lettori. Meglio usare molte
parole specifiche e selettive (rare), anche solo una delle quali può alzarci di
molto il recall che poche generali e
potenzialmente ambigue e quindi fonte di rumore.
La
scelta di queste keyword è fondamentale. Fra i tanti sinonimi conviene
opportunisticamente scegliere anche quelli più alla moda e soprattutto, nello
stile redazionale, tornare ad esprimere lo stesso concetto, o rifinirlo, usando
altre parole che potrebbero "agganciare" altri lettori che usano il
motore di ricerca. Questa è davvero la regola numero uno. Lo stile nel condurre
questa attività è in tutto parallelo al codice etico che ci si prefigge,
indipendentemente dall’averlo esplicitato. Siti di prodotti commerciali non si
fanno scrupoli nell’approfittare della non visibilità delle sezioni per le keyword
inserendovi i nomi di prodotti e aziende concorrenti in modo da dirottare su di
sé i clienti di altri produttori. È un modo per ottenere intenzionalmente il
controllo del rumore, quando la pagina è trovata ma l’utente non capisce
perché.