Aspettativa di vita, l'Italia crolla al nono posto con 82,7 anni

Aspettativa di vita, l'Italia crolla al nono posto con 82,7 anni

Aspettativa di vita, l'Italia crolla al nono posto con 82,7 anni  

Lo rivela l'ultima edizione di un rapporto dell'Ocse, da cui escono i soliti chiaroscuri del sistema sanitario: molti medici, pochi posti e infermieri ma in generale buoni indicatori su obesità e mortalità evitabile. Sempre troppo bassa la spesa sanitaria

Investimenti per il settore sanitario sotto la media dei paesi Ocse, sia come spesa pro capite che in rapporto al Pil. 
La nuova edizione del rapporto Health at a glance dell’organizzazione, che fotografa lo stato del sistema salute nei paesi aderenti, non contiene (troppe) buone notizie per l’Italia. In particolare per l’aspettativa di vita alla nascita: scivoliamo al nono posto dal terzo della precedente edizione con una media di 82,7 anni insieme al Lussemburgo. 
Siamo sopra la media Ocse, che è di 80,3 anni, ma davanti a noi ci sono Giappone (84,5 anni), Svizzera (83,9), Corea del Sud (83,6), Australia (83,3), Spagna (83,3), Norvegia (83,2), Islanda (83,2) e Svezia (83,1).

Ci sono anche note positive come il tasso di mortalità evitabile, che ci colloca al settimo posto con 146 decessi per 100mila abitanti, ampiamente al di sotto – come spiega Quotidiano sanità – della media dei paesi aderenti. 
Contraddittoria invece la situazione relativa al personale. Come sappiamo bene, abbiamo molti medici ma una profonda carenza di infermieri: i primi sono 4,1 ogni mille abitanti, sopra la media Ocse di 3,7. Ma i secondi appena 6,2 ogni mille, in questo caso la media è addirittura 9,2.

La spesa sanitaria, come detto in apertura, è bassa: 4.291 dollari pro capite, sotto la media di 4.986 dollari.
Il tema è che gli altri grandi paesi europei impiegano quasi il doppio delle risorse pro capite. 
La Germania 8mila dollari e la Francia 6.630. Siamo appaiati alla Spagna, che spende invece 4.432 dollari. 
Stessa situazione in rapporto al Pil: il nostro paese destina il 9% del prodotto interno lordo alla sanità. 
Poco sotto il 9,2% della media Ocse ma di nuovo profondamente lontana dal 12,7% di Berlino o dal 12,1% di Parigi.

Fra gli altri dati del rapporto si legge per esempio 8,1% di popolazione sopra i 15 anni in condizioni di povertà relativa alla salute, non in grado di provvedere dignitosamente ai propri disturbi e alla prevenzione necessaria (la media Ocse è 7,9%), quindi un dato confortante per quanto ancora elevato. Positiva anche, entrando nell’ambito dei fattori di rischio, la percentuale di persone oltre i 15 anni in condizioni di obesità (12%, media Ocse quasi al 20% con picchi del 36% in Messico o, rimanendo in Europa, del 23,9% in Ungheria) o sul diabete. 
Se è vero che ne soffrono quasi 5 milioni di persone, ci fermiamo al 6,4% della popolazione over 15, appena sotto la media). 
Si potrebbe fare meglio sul fumo (19,1% di fumatori over 15 a fronte di una media del 16) mentre andiamo male come posti letto ospedalieri, uno storico tallone d’Achille del nostro sistema sanitario: disponiamo di 3,1 posti letto per mille abitanti, la media Ocse è di 4,3. Di nuovo, la Germania ne ha oltre il doppio (7,8) e la Francia si ferma a 5,7.

In Italia il 63% dei farmaci, esclusi quelli impiegati durante i ricoveri e nelle strutture sanitarie, è di fatto pagato dallo Stato, sopra la media Ocse del 58%, con una spesa pro capite di 692 dollari. 
I cittadini ci mettono il rimanente 37%. Quanto ai farmacisti, il numero pro capite in Italia è di 128 per 100mila abitanti, siamo il terzo paese Ocse: ce ne sono di più solo in Giappone e in Belgio. 
Le farmacie sono invece 33 per 100mila abitanti, anche in questo caso sopra la media che è di 28. 
Male infine, come abbiamo verificato varie volte, l’utilizzo dei più economici farmaci generici: costituiscono solo il 27% di quelli venduti rispetto a una media Ocse del 54%. 
Una forchetta legata anche alla mancanza di incentivi per i medici e alla mancanza di fiducia dei consumatori, del tutto ingiustificata.

Fonte  Vanity Fair novembre 2023
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