Covid-2019: la situazione in Ue su trattamenti e vaccini

Covid-2019: la situazione in Ue su trattamenti e vaccini

La Commissione europea ha annunciato che sono stati scelti per un finanziamento ben otto progetti di ricerca, volti a sviluppare trattamenti e diagnosi per il coronavirus. In concomitanza, il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha delineato il piano di raccolta fondi mondiale per la ricerca scientifica contro Covid-19. L'invito per sviluppare i progetti di ricerca su trattamenti e diagnosi è stato lanciato a marzo dall'Innovative Medicines Initiative (Imi), un partenariato pubblico-privato progettato tra la Commissione e l'industria farmaceutica, rappresentato dalla Federazione europea delle industrie e associazioni farmaceutiche (Efpia). La partnership ha l'obiettivo di accelerare lo sviluppo di farmaci innovativi, in particolare nelle aree in cui vi bisogni sanitari e sociali insoddisfatti, e migliorare l'accesso alla cura da parte dei pazienti. 

Degli otto progetti, cinque si concentreranno sulla diagnosi del Covid-19 e tre sulle terapie. I progetti di diagnostica avranno come fine quello di sviluppare dispositivi che possano essere utilizzati ovunque, anche a casa, e che siano in grado di fornire risultati in pochi minuti. I progetti di trattamento, invece, si concentreranno principalmente sull'attuale epidemia e includono anche studi e protocolli per prepararsi a futuri focolai di coronavirus. 
Questa ricerca sta coinvolgendo ricercatori di 94 organizzazioni in tutta Europa, tra cui università, organizzazioni di ricerca, aziende ed enti pubblici. Le piccole e medie imprese (Pmi) rappresenteranno oltre il 20% dei partecipanti e contribuiranno all'investimento di bilancio per il 17%.
Alla raccolta fondi lanciata dalla Commissione europea hanno, invece, dato sostegno diversi leader europei. La raccolta ha dato il via ad una cooperazione globale senza precedenti tra scienziati, enti regolatori, industria e governi, organizzazioni internazionali, fondazioni e professionisti sanitari. 

L'evento di mobilitazione è stato organizzato congiuntamente da: Unione europea, Arabia Saudita (che detiene la presidenza di turno del G20), Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia (presidenza entrante del G20), Norvegia, Regno Unito e Spagna. L'iniziativa fa seguito all'appello dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e di un gruppo di organizzazioni attive nel campo della salute, che hanno esortato a instaurare una collaborazione planetaria per accelerare lo sviluppo, la produzione e un equo accesso alle nuove tecnologie sanitarie essenziali per la lotta al coronavirus per tutte le zone del mondo. La Risposta globale al coronavirus si articola in tre partenariati per i test, le cure e la prevenzione, e da un processo di rafforzamento dei sistemi sanitari. 

La prossima tappa di questa raccolta fondi sarà il vertice mondiale sui vaccini organizzato da Gavi (organizzazione internazionale sulla ricerca e accesso ai vaccini di cui fanno parte la World Health Organisation, Unicef ed altre fondazioni internazionali) in programma per il 4 giugno, che mobiliterà ulteriori risorse affinché le generazioni future possano essere protette grazie ai vaccini. 

Sempre sul tema dei vaccini, ha dato risultato positivo il test clinico su 510 volontari sani a cui è stato somministrato il candidato vaccino anti-Covid messo a punto dallo Jenner Institute della Oxford University con la partnership dell'azienda italiana Advent-Irbm di Pomezia. 

Un primo risultato importante che conclude la fase 1 di sperimentazione. A giorni si partirà con la fase successiva, l'ultima, che testerà il vaccino su 5000 soggetti. Entro settembre si punta ad avere il dato finale sull'efficacia del vaccino e a dicembre, se gli esiti saranno positivi, i primi ingenti quantitativi di dosi. La sperimentazione clinica di fase 1 per il vaccino Gb-Italia era partita in Gran Bretagna lo scorso 23 aprile, con la somministrazione a 510 volontari sani, mentre ad altri 510 era stata somministrata una soluzione placebo. 

Il vaccino Italia-Gb parte dall'impegno di due piattaforme note: l'esperienza della Irbm riguarda l'utilizzo dell'adenovirus, un virus influenzale, impiegato depotenziato per trasportare il gene Spike sintetizzato del SarsCov2 nell'organismo umano. L'expertise dello Jenner deriva invece dall'aver già utilizzato sull'uomo in Arabia un vaccino simile anti-Mers. by Doctor 33; 21/05/2020

Cristoforo Zervos
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