Quota 100 nella Pubblica amministrazione. L'80% riguarda la sanità

Quota 100 nella Pubblica amministrazione. L'80% riguarda la sanità

Ammontano a 10.336 le domande di uscita anticipata per i dipendenti pubblici che agganciano i 62 anni di età e i 38 di contributi chiesti da Quota 100, operativa nella pubblica amministrazione dal mese di agosto. Lo fa sapere l'Inps diffondendo i primi dati ufficiali sugli effetti della misura varata dal governo giallo-verde. Nel privato il meccanismo è attivo già da aprile mentre si è preferito dare un po' più di tempo agli uffici pubblici per organizzarsi, viste le carenze di personale ereditate dal blocco del turnover. Buchi sentiti soprattutto nelle amministrazioni direttamente al servizio del cittadino. E infatti gli addii, almeno stando alla prima tranche, si concentrano proprio negli ospedali e negli enti locali.

 Dati alla mano circa l'80% se ne va dalle autonomie e dalla sanità. Ecco che da Comuni, Regioni e Province arriva il 55,1% delle richieste, ben 5.694. La sanità se ne accaparra oltre un quinto, il 22,6%, corrispondente a 2.344 domande di ritiro. Di queste la stragrande maggioranza proviene da infermieri, fisioterapisti, analisti, tecnici radiologi o di laboratorio, amministrativi (2.023). Mentre per ora le uscite di medici, che ovviamente rappresentano un universo più limitato, sono contenute (321 insieme ai veterinari). Un'altra fetta importante fa capo a ministeri e agenzie fiscali (1.612). Ma il bilancio sarebbe destinato ad aumentare. Tra Quota 100 e Legge Fornero la previsione è di 250 mila uscite solo per quest'anno. 

Anaao Assomed vede papabili per Quota 100 circa 38 mila medici in tre anni. Ma l'uscita anticipata non converrebbe a molti a causa di "penalizzazioni" che vanno dai limiti alla libera professione al divieto di cumuli, sostiene l'Anaao. L'effettiva fuoriuscita si manterrebbe così intorno alle 24 mila unità. Ai pensionamenti dei camici bianchi si aggiungono quelli dei cosiddetti paramedici. Fonte Doctor 33
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