osservazioni medico oculistiche - Perché non vanno bene i quiz come criterio per determinare l’accesso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia.

L'angolo della lettura

04/03/2024 - Perché non vanno bene i quiz come criterio per determinare l’accesso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia.


Perché non vanno bene i quiz come criterio l’accesso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia.

N.B.: Le interviste complete sono pubblicate su www.oftalmologiadomani.it  di Amedeo Lucente 

DOMANDA 

Per dare un ampio ventaglio di autorevoli opinioni su un tema largamente sentito, non ultimo per importanza le pongo la stessa domanda con cui ho deciso di terminare le mie interviste per Oftalmologia Domani. Il metodo di selezione scelto per l’ingresso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia è quello giusto? E per la Scuola di Specializzazione? Si selezionano veramente i giovani migliori? Si rispettano le loro personali inclinazioni? Lei com’è messo con i quiz? Entrerebbe oggi in Medicina? E alla Specializzazione in Oftalmologia?

RISPOSTE

Simonetta Morselli, Direttore Struttura Complessa Oculistica, Ospedale San Bassiano, Bassano del Grappa (VI)
(Prima parte della domanda) Anche se io sono entrata all’Università di Verona con il numero chiuso, aprirei a tutti la possibilità di accedere alla Facoltà di Medicina, tanto poi la selezione si fa sul campo, dopo i primi esami. (Seconda parte) Mi sembra assolutamente non valido, poiché costringe alcune persone a frequentare specialità magari non desiderate e quindi si creano specialisti poco interessati al proprio lavoro. (Terza parte) No di sicuro. (Ultima parte) Ho provato a rispondere, ma prevedono domande che ricordano le materie del liceo (ovviamente non ricordo più nulla), saprei rispondere alle domande di medicina e di chimica, non so se passerei il quiz.

Lucio Zeppa, Direttore U.O.C. di Oculistica A.O.S.G. Moscati, Avellino
A parte di questa domanda credo di aver già risposto in precedenza. Penso tuttavia che oggi, dopo i quiz, mi manderebbero a mietere il grano per non togliere braccia all’agricoltura e questo con tutto il rispetto per l’agricoltura! Credo che il diritto allo studio vada sempre salvaguardato. Sono per il libero accesso a tutte le facoltà. Poi non è detto che un laureato in ingegneria debba per forza far l’ingegnere o un laureato in lettere debba per forza insegnare latino e greco. Nella stessa misura non è detto che un laureato in medicina debba per forza fare il medico. Potrei portare molti esempi di medici che non sono nemmeno iscritti all’albo e che fanno tutt’altro. Penso che il titolo di studio sia un traguardo poi è la vita che promuove o boccia. I tempi delle raccomandazioni stanno finendo. Oggi anche nel pubblico si valutano capacità e competenze. Purtroppo è ancora la politica che incide sulla sanità italiana. Basti pensare ai disastri che hanno fatto alcuni politici o medici politicizzanti in questo periodo Covid. Ora molti di noi non sono più eroi ma assassini. Infine lasciatemi esprimere un giudizio sugli ordini professionali: andrebbero tutti aboliti e in primis quello dei medici–chirurghi e odontoiatri. Ma questo merita un discorso a parte.

Tommaso Micelli Ferrari, Direttore U.O.C. di Oculistica Ospedale Regionale Generale “F. Miulli”, Acquaviva delle Fonti (BA) 
No, non penso sia giusto; mia figlia è entrata a medicina superando il test di ingresso e abbiamo temuto che fino all’ultimo potesse non farcela, ora è un’oculista preparata. La possibilità, già sperimentata in altri Paesi, di far iscrivere gli studenti al primo anno con l’obbligo di rimanere in regola con il programma di corso, potrebbe essere una soluzione migliore per valutare la preparazione e l’interesse degli iscritti per la materia. In questo modo la selezione terrebbe più in considerazione le capacità dei ragazzi e sarebbe più meritocratica di un test a crocette di cultura generale, fisica o chimica. Non condivido neanche l’attuale modalità di ingresso alla specializzazione; di certo il precedente sistema andava riformulato in favore di una maggiora trasparenza, ma sono state travisate le intenzioni di garantire correttezza. Oggi, non si tiene conto del percorso di studio, della tesi, della propensione del medico per quella materia, con la conseguenza che approdano nelle specialità medici demotivati, che magari avrebbero preferito - come prima scelta - un’altra specialità. Ad oggi, posso dire che rifarei tutto, ma visto come hanno complicato la vita degli studenti non so se riuscirei.

Romolo Appolloni, Primario Oculista Ospedale Sant’Eugenio – CTO, Roma
Sono necessarie una corretta programmazione degli accessi alla Facoltà di Medicina e Chirurgia per la tutela della qualità e un’idonea formazione dei futuri medici. Tutto questo non sarebbe possibile senza un’adeguata selezione, che dovrebbe essere basata maggiormente sulle doti intellettuali dei candidati. L’abolizione del numero chiuso in Medicina potrebbe accentuare ulteriormente il problema, provocando un imbuto formativo dopo la laurea e, forse, il collasso di un sistema in cui già migliaia di medici ogni anno non riescono ad accedere alle Scuole di Specializzazione. La disoccupazione medica è molto più grave che in altre categorie per gli anni di studio e le ingenti risorse necessarie al percorso di laurea. Anche la mancanza dei medici è un grande problema, forse ancora più grave e preoccupante. Per questo è fondamentale una più che oculata programmazione degli accessi alla Facoltà calcolati in base ai fabbisogni del SSN e al numero dei contratti post-laurea, magari riprogrammandoli anche a livello europeo.

Massimo Pedrotti, Libero Professionista, già Primario Ospedale San Bortolo, Vicenza 
È giusto che ci sia una selezione all’ingresso del percorso accademico. Bisogna che le istituzioni sappiano regolare la domanda con l’offerta nei riguardi delle differenti competenze e professionalità richieste dalla società seguendo criteri di merito ed appropriatezza. Forse l’attuale selezione è un sistema troppo burocratico che non è in grado di comprendere e quindi orientare il valore reale degli aspiranti studenti in medicina. A mio avviso dopo una prima selezione a quiz, auspicherei una prova rigorosa di due giorni davanti ad una commissione “super partes” che valuti compiutamente le capacità di ragionamento logico, matematico e verbale degli aspiranti. Ma che sappia pure capire l’empatia e la sensibilità che si richiede a chi si appresta a fare un’attività così particolare qual è quella del medico. Si dovrebbero reperire più borse di studio per le specialità mediche in modo che tutti quelli che si laureano possano entrare nelle scuole di specialità. Ma se da un lato bisogna certo aumentare gli ingressi alla facoltà di medicina dall’altro vi deve essere la garanzia però che le strutture didattiche siano in grado di formare medici di assoluto primo ordine.

Teresio Avitabile, Professore ordinario di Malattie apparato visivo, Università degli Studi, Catania
Per il mio ruolo accademico e di Segretario SOI frequento tanti colleghi esteri e devo dire con orgoglio che non siamo secondi a nessuno d’altronde con la globalizzazione è impossibile oggi che una novità non sia subito alla portata di tutti ovviamente tutto dipende dalle singole realtà, ci sono strutture in Italia che sono meglio di tante estere e viceversa. All’uopo devo citare un episodio accaduto di recente, Un mio paziente operato in un occhio di distacco è dovuto emigrare in Germania per lavoro. Un mese fa ha accusato miodesopsie e Fotopsie nell’occhio controlaterale e ricordando le mie avvertenze subito si è fatto controllare da 3 oculisti in Germania: problemi vitreali!!! Non sentendosi tranquillo avendo tra l’altro un fratello cieco, ha preso un aereo ed è tornato da noi. Un nostro neo specializzato con oftalmoscopio binoculare indiretto ed indentazione gli ha trovato una rottura a lembo che ha prontamente trattato. Per dare un ampio ventaglio di opinioni autorevoli su un problema largamente sentito, non per ultimo le pongo la stessa domanda con cui ho deciso di terminare le mie interviste per Oftalmologia Domani. Le sembra un metodo giusto quello scelto per l’ingresso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia? E ancor di più per la Scuola di Specializzazione? Si selezionano veramente i giovani migliori? Lei com’è messo con i quiz? Entrerebbe oggi in Medicina e alla Specializzazione in Oftalmologia? L’accesso a medicina ed alle specialità con i quiz lo ritengo una follia. Quiz che io non supererei mai e che non servono assolutamente a selezionare i migliori. L’accesso alle Scuole di Specializzazione con i quiz è stato fortemente voluto con proteste nelle piazze dagli studenti. In realtà si sono tirati la zappa sui piedi perché quando l’ingresso alle scuole lo gestivano i “baroni” tolte rare eccezioni nessuno rimaneva fuori al massimo aspettava un anno e lo posso affermare avendo assistito ad oltre 30 concorsi di specializzazione. Oggi con il concorso nazionale se va bene uno che vuole fare oculistica a Varese entra a Sassari, molti che vogliono fare oculistica, una delle specialità più ambite è costretto a fare l’ortopedico ma soprattutto circa il 50% dei partecipanti cioè 6.000 medici laureati non entrano e non possono fare nulla!!!

Pierangelo Pintore, Responsabile - U.O. Oculistica Ospedale Marino, Alghero
A mio avviso il metodo con i quiz, in uso da anni per regolamentare l’accesso alla Facoltà di Medicina, è sbagliato, semplicistico, non premia e non seleziona i giovani migliori e più preparati. Preferisco un sistema in cui tutti possano iscriversi, dove la selezione avvenga rispettando propedeuticità, obiettivi biennali e sbarramenti a tempo, senza possibili raggiri. Credo che questo sistema sia più premiante oltre che più giusto. Nonostante io abbia da sempre una certa propensione per i quiz, avendo visionato quelli che i miei due figli hanno compilato per accedere alla Facoltà di Medicina, penso proprio che avrei scarse chances di superare la prova.

Claudio Carbonara, Libero Professionista, Roma
Sono totalmente in disaccordo con questo sistema di ingresso in facoltà. Tutto è affidato al caso e a quella poca cultura che i millennials (nuovo termine per definire quelli che venivano chiamati “giovani d’oggi”) possiedono. Col risultato che in tanti abbandonano gli studi durante gli anni, dopo aver tolto il posto ad altri, molto più determinati ma meno fortunati nelle risposte ai quiz. Ricordo che mia figlia provò il test di accesso e trovò domande che non avevano la minima affinità con l’argomento, né tantomeno con la cultura generale: chi era l’allenatore della squadra di calcio che vinse i mondiali nel 1982 (anno in cui non era neanche nata…). Capisco che i più sfegatati sappiano per certo la risposta ma a casa mia non è mai entrato un giornale sportivo e nessuno di noi è mai andato allo stadio! Cosa accidenti c’entra il calcio con la laurea in medicina? Questo ovviamente è solo un esempio estremo ma mi sembra che alla specializzazione la situazione non sia molto diversa. Il concorso è unico e nazionale per tutte le scuole di specializzazione: i candidati ai 121 posti disponibili per Oftalmologia in tutta Italia devono rispondere a 140 domande che vertono su tutta la medicina e quindi praticamente impossibili; se per qualche fortuito motivo dovessero vincere il “concorsone”, avrebbero il concreto rischio di finire a fare una specializzazione per la quale hanno ben poco interesse, ed in una città probabilmente diversa da quella dove vivono. Onestamente mi sembrerebbe molto più logico penalizzare ed escludere gli sfaticati e quelli che all’università fanno quattro esami all’anno con la media del diciotto, in modo da ridurre la pletora di aspiranti specializzandi e permettere di scegliere liberamente la scuola di specializzazione cui iscriversi. Detto questo, di sicuro io non sarei in grado di entrare né al concorso per l’accesso a Medicina e Chirurgia né, ancor meno, alla Specializzazione. Non è una battuta di spirito quella che ogni tanto si sente ai nostri congressi in caso di malore di uno dei presenti: chiamate un medico! Rispetto a quando mi sono laureato io la Medicina, e ancora più l’Oftalmologia, hanno fatto passi da gigante, anzi direi sono cambiate totalmente e noi oculisti ci siamo chiusi sempre più nel nostro “bozzolo” dal quale non mettiamo mai la testa fuori.

Gian Maria Cavallini, Struttura Complessa di Oftalmologia Policlinico, Modena
Il test di ingresso alla Facoltà di Medicina a mio parere non è assolutamente idoneo a selezionare i giovani diplomati più adatti ad affrontare una materia come la Medicina, che necessità di passione, talento e tanta voglia di studiare. Tutte caratteristiche che in un ragazzo di 18 anni non sono ancora palesi e che gli anni di scuola superiore purtroppo non hanno sviluppato appieno. È probabile che non supererei il test di ammissione ed è certo che in questi anni abbiamo perso per la strada tanti giovani che sarebbero diventati bravissimi medici e che sarebbero stati molto utili all’Università e alla nostra Sanità. Ringrazio il direttore scientifico e il comitato editoriale della rivista per l’onore concesso e auguro a tutti i colleghi giovani che iniziano questa nostra stupenda specialità tanti successi e la forza per superare le inevitabili difficoltà che un mestiere come il nostro può presentare.

Romeo Altafini, Direttore UOC Oculistica - Ospedale di Dolo - ULSS 3 Serenissima
Il problema è primario e sarò lapidario. Scelta settaria e scellerata che ha impedito a molti giovani di avere l’opportunità di poter scegliere serenamente la facoltà che più piaceva e di mettersi alla prova. La durezza del percorso avrebbe selezionato le persone più adatte, e questa errata scelta si comincia a pagare adesso duramente con la necessità di importare competenze professionali. Quando io mi sono iscritto all’Università di Padova al primo anno di corso eravamo in 1800 ed alla fine ci siamo laureati in 300. Quindi i numeri finali oltre 30 anni fa non erano diversi da quelli che vengono selezionati preventivamente adesso!!! Giocarsi il proprio futuro in un test e fallirlo per un 14 di punto è frustante, e lo è molto di più per un giovane che magari è stato un più che brillante studente liceale. Insomma è un sistema che tende a selezionare più falsi positivi che falsi negativi, improponibile nella diagnosi di glaucoma! Inoltre la selezione con questo bias iniziale crea comunque un gruppo che deve per forza arrivare alla fine del percorso, pena il non mantenimento del sistema e con un tasso di abbandono molto basso, e questo non è sinonimo di qualità e di eccellenza. Non ho mai provato a fare il test e difficilmente credo arriverei ad un punteggio accettabile, troppo lontani dagli studi del liceo. Se non entrassi non mi dispererei come in effetti hanno fatto tanti dei nostri migliori giovani, per i quali ho un grande rispetto. Questi giovani hanno cercato la loro strada altrove, avviandosi verso altri percorsi formativi, così da diventare eccellenti economisti, avvocati, architetti, etc. Io probabilmente mi sarei iscritto ad Architettura…!!! e chissà… ma tutto questo è un’altra storia.

Antonino Pioppo, Direttore U.O.C. di Oculistica A.O. Villa Sofia-Cervello, Palermo 
Comincio dall’ultima domanda. Oggi, nonostante l’età, le conoscenze e l’esperienza, non supererei i quiz; ho già fatto la prova qualche anno fa. Trovare un sistema di selezione perfetto è impossibile. Una proposta, anche se non esente da critiche o difetti, dovendo garantire a tutti il diritto allo studio, potrebbe essere: iscrizione libera per tutti; chi non riesce a superare tutti gli esami del biennio non può iscriversi al terzo anno, con la penale di ripetere gli esami propedeutici. La selezione sarebbe così naturale, andrebbero avanti i più determinati, i più meritevoli, e non i più raccomandati, così com’era prima del numero chiuso. Per citare il Gattopardo: “Cambia tutto perché non cambi niente”! Spero proprio di no.

Vincenzo Ramovecchi, Direttore dell’U.O. Oculistica dei Presidi Ospedalieri, San Severino Marche e Macerata 
Sono orgoglioso che mia figlia sia riuscita a superare il test di ammissione alla Facoltà di Medicina e Chirurgia nell’Università Statale. Non so se il sistema a quiz sia il più giusto; i colleghi Universitari, certamente più preparati e più titolati di me, saprebbero sicuramente rispondere meglio a questa domanda. Quando nel lontano 1981 mi sono iscritto alla Facoltà di Medicina e Chirurgia nell’ Università di Ferrara non c’era nessun test di ammissione da superare; se ci fossero stati, chissà, forse oggi farei un’altra professione.

Michele Marraffa, Direttore Responsabile dell’U.O.C. di Oculistica dell’Ospedale Orlandi di Bussolengo
Questa domanda è sempre più attuale, soprattutto in questo contesto pandemico, che ha messo in evidenza la carenza del numero dei Medici, la carenza di figure specialistiche. La mia idea è di dare a tutti gli studenti la possibilità di accedere alla Facoltà di Medicina. Costringere un ragazzo ad orientarsi verso studi diversi da quelli che sono le sue aspirazioni, spegne il suo entusiasmo e spesso influenza le dinamiche familiari. C’è una selezione naturale che mostra come l’accesso a numero chiuso non sia la soluzione corretta da applicare alla Facoltà di Medicina. Quando io ho cominciato il Corso di Laurea in Medicina, solo un terzo degli iscritti è arrivato al traguardo. Tuttavia dovendo accettare il numero chiuso, occorre certamente che questo sia programmato correttamente, ma anche che adotti metodi più consoni per l’accesso. Credo che un criterio per regolamentare il numero della classe medica potrebbe essere quello del libero accesso alla Facoltà di Medicina per tutti e di chiedere agli studenti una certa regolarità di prestazioni durante il corso di laurea. In pratica bisogna trovare principi e misure che regolamentino il percorso di laurea e non l’accesso. Anche il metodo di accesso alla Specialità è incoerente con le ambizioni del futuro specialista, che non infrequentemente finisce con lo specializzarsi in una materia diversa da quella che era la sua prima scelta e quasi sempre finisce in una sede universitaria diversa da quella desiderata. Se io dovessi affrontare i quiz forse riuscirei ad entrare alla Scuola di Specializzazione in Oftalmologia, ma sicuramente non supererei quelli per entrare alla Facoltà di Medicina e Chirurgia, ossia non avrei mai fatto l’Oculista.

Stefano Gandolfi, Direttore Oculistica Azienda Ospedaliera-Universitaria di Parma
Premesso che, tornassi indietro, mi riscriverei a Medicina, e che rifarei la scelta professionale specialistica che ho fatto (per cui fare il medico, in generale, e l’oculista, in particolare, fa parte del mio “daimon”), dico sempre ai miei studenti che fare il medico è un privilegio perché ti toglie da qualunque dubbio esistenziale. Infatti, per quanto tu possa essere più o meno bravo, tu sai che, andando a dormire la sera, in quel preciso momento, esiste ALMENO un’altra persona che, GRAZIE A TE, va a dormire stando meglio di come si era svegliato quella stessa mattina. E non è poca cosa. Per cui, bisogna guadagnarsi questo privilegio. Sulle questioni legate ai metodi di selezione e quant’altro… mi appello al V° emendamento e alla facoltà di non rispondere, se no finirei sotto processo…

Pasquale Aragona, Professore Ordinario presso l'Università degli Studi di Messina
Il ricorso ai quiz nasce dal tentativo di rendere il più obiettiva possibile la selezione degli studenti e degli specializzandi. Per quanto riguarda la selezione degli studenti in medicina, credo che il vero problema sia che gli argomenti su cui si basano i quiz non sono in grado di definire veramente se, accanto ad una necessaria formazione nozionistica, ci sia anche quella che deve essere la qualità fondamentale per affrontare la professione del medico: cioè la vocazione al sacrificio e il rispetto per il paziente che deve essere la stella polare su cui centrare la propria attività. Come Docente devo però constatare che, tranne clamorose eccezioni, la qualità degli studenti è molto migliorata rispetto a quando si entrava senza concorso di ammissione. Oggi trovare ragazzi che hanno difficoltà ad esprimersi propriamente in italiano è più raro e la qualità degli esami è senz’altro superiore. Per quanto riguarda la Scuola di Specializzazione l’esame nazionale fa sì che oggi siano ammessi specializzandi provenienti da tutta Italia e non solo su base locale. Purtroppo alcune piccole città italiane, con poco appeal per qualità di vita e difficoltà di collegamenti con le sedi di origine spesso vengono penalizzate in quanto i giovani, oltre alla formazione professionale, subiscono il fascino della grande metropoli. A questo punto per aumentare l’attrazione di Cliniche in città meno favorite diventa prioritaria la qualità dell’offerta formativa. Noi puntiamo molto sull’attività chirurgica, che nella prima fase di apprendistato si avvale di un utilissimo simulatore dry-lab, uno dei pochissimi in Italia, con moduli per cataratta e vitreoretina, 3 punti wet-lab per chirurgia su occhi di animali, per arrivare progressivamente all’intervento sull’uomo. Inoltre, abbiamo una tecnologia d’avanguardia (microscopia confocale, OCT, Laser retinici di ultima generazione, etc.…) per la diagnosi e terapia delle malattie della superficie oculare, il glaucoma e la retina. Per quanto riguarda l’ultima parte della domanda, se fossi in grado oggi di sostenere i quiz di ammissione, la risposta è: non lo so! Sono entrato all’Università nel novembre 1978, dopo aver passato una splendida, lunga estate. Oggi credo che la prima cosa che questi ragazzi hanno perso con i quiz di ammissione è proprio quel periodo, bello e irripetibile, di spensieratezza. I quiz costringono a una presa di coscienza e di responsabilità più immediata e anche gli ultimi anni di liceo sono vissuti con la consapevolezza di dover affrontare un difficile ostacolo per poter realizzare i loro sogni. Quindi, la preparazione è certamente superiore a quella che potevamo avere ai nostri tempi. Lo stesso vale per l’ammissione alla Scuola di Specializzazione: saprei rispondere alle domande di Oftalmologia che però sono davvero poche nel novero complessivo della prova. Sono entrato in Oftalmologia nel 1985 e da allora, per scelta, per non togliere tempo alla mia formazione specialistica, non ho fatto altro che l’Oftalmologo. Per capirci, quando ho mal di pancia… chiamo il medico.

firma


torna su