L'angolo della lettura
21/05/2025 - La Box dell’amicizia
Erano diventati amici Nino Benvenuti e Emile Griffith. Si erano presi a pugni sul ring, al Madison Square Garden di New York. Paolo Valenti, quel 17 aprile 1967, alla radio, tenne svegli milioni di italiani. Nessuna diretta televisiva; era notte fonda; nessuno credeva che gli italiani avessero interesse a seguire il match. E invece, 16/18 milioni non andarono a dormire quella notte, ascoltarono la diretta per sapere come sarebbe finito quell’incontro di Box. Solo la “partita del secolo” tra Germania Ovest e Italia allo stadio Azteca di Città del Messico il 17 giugno 1970, dove vincemmo 4 a 3, ha avuto un simile successo.
Allora,
per il calcio, ci fu la diretta televisiva di Nando Martellini e radiofonica di
Enrico Ameri. Nino Benvenuti quella notte del 1967 sconfisse ai punti l'americano
Emile Griffith e divenne campione del Mondo dei pesi Medi. Presenti
a bordo ring famosi ex pugili: Rocky Marciano, Rocky Graziano, Jake LaMotta,
Sugar Ray Robinson. Dopo quella vittoria, per contratto, era prevista una
rivincita in caso di sconfitta di Griffith. Il rematch fissato nello stesso
anno, il 29 settembre 1967, fu vinto da Griffith all'aperto dello Shea Stadium.
Il terzo incontro era inevitabile. Fu combattuto sempre al Madison Square
Garden il 4 marzo 1968. E il titolo mondiale tornò nuovamente in
Italia.
Nessuno pensava minimamente che i due rivali
potessero diventare dopo tanti pugni amici. «Non puoi non diventare amico di un
pugile con cui hai diviso la bellezza di 45 round». Queste le parole di Nino
Benvenuti, scomparso il 20/05/2025 dopo una lunga malattia, a commento degli
incontri che ebbe con il suo eterno rivale. Nella vita Griffith non ebbe la
stessa fortuna del ring. Caduto in disgrazia anche per la sua omosessualità,
trovò in Nino sempre un sostenitore. Così la rivalità divenne amicizia, e
amicizia vera. Lo aiutò dopo il pestaggio subito nell’Ottava Strada a New York
uscendo da un locale gay, e quando arrivò, dopo qualche tempo, l’Alzheimer e la
povertà.
L’amicizia è più forte di ogni rivalità e
dell’odio, sopravanza e travolge, per spirito di eternità e trascendenza tutte
le meschinità umane, cambia le persone, le trasforma da belve in veri uomini.
Unico presupposto è sapersi fermare, meditare sul proprio passato, aprire la
porta, anche parzialmente, alle prospettive del futuro che sono viste solo
riconoscendosi e riconoscendo gli altri, i meriti ed i demeriti, le cose fatte
nel bene e, soprattutto, quelle fatte nel male, per il male degli altri. Solo
pentirsi non vale a nulla! Serve cambiare, serve cambiarsi.
