osservazioni medico oculistiche - Orsi, lupi, popolazioni locali e il diritto di coesistenza

L'angolo della lettura

31/10/2024 - Orsi, lupi, popolazioni locali e il diritto di coesistenza


  Il referendum svoltosi a fine ottobre nelle Valli di Sole, Peio e Rabbi nel Trentino, con la schiacciante maggioranza del 98,58%, ha decretato che la presenza di orsi e lupi in zone densamente antropizzate è un grave pericolo per la sicurezza pubblica, un danno per l’economia e anche per la salvaguardia di usi, costumi e tradizioni. Sulla pericolosità degli orsi e dei lupi, specie super protette da norme nazionali ed europee, si è a lungo parlato negli ultimi tempi per i tristi fatti di cronaca che hanno portato al ferimento e anche a morte alcuni escursionisti occasionali nei boschi dell’Alto Adige.

 L’aggressione di orsi e di lupi agli uomini non è una novità né in Italia né all’estero. Il dibattito sui grandi selvatici in aree contigue ai centri urbani ha coinvolto anche la Commissione europea che ha definito al presenza del lupo in Europa un “pericolo reale per il bestiame e potenzialmente anche per gli esseri umani”, paventando il declassamento di status di protezione. Il lupo è, infatti, specie protetta dalla Direttiva habitat 92/43 del 1992; ne è vietata la cattura e l’uccisione. Ci sarebbero secondo l’ultimo censimento del 2021 circa 3.330 lupi in Italia rispetto ai soli 100 esemplari dei primi anni Settanta. 

 Per gli orsi i numeri sono molto esigui, anche se il contatto con l’uomo può costituire più sicura causa di aggressione e morte. I dati più recenti stimano in circa 200 gli orsi presenti in Italia, concentrati nelle Alpi centrali del Trentino, orientali tra Friuli-Venezia Giulia, Slovenia ed Austria e nell'Appennino abruzzese, laziale e molisano.

 Il problema sollevato dal recente referendum altoatesino lambisce la discussione sulla convivenza con alcune specie protette e si allarga immediatamente nel campo del diritto, dell’autodeterminazione dei popoli, dei rapporti sui poteri delle leggi nazionali, in questo caso anche europee, e le aspettative del territorio, le prerogative delle singole regioni, le decisioni degli enti locali. Quali leggi si devono rispettare se le decisioni dei territori, anche attraverso un referendum, sono in contrasto con quelle nazionali e sovranazionali? Quale diritto deve prevalere, quello che autotutela le popolazioni o le norme che impongono il rispetto e la salvaguardia della natura e della fauna? Coloro che subiscono l’impatto con orsi e lupi sono le popolazioni locali, i pastori nei territori rurali e montani, il turismo che ama la montagna. 

 Sbaglia chi privilegia solo l’aspetto generale e sottovaluta le difficoltà delle popolazioni interessate, come è stato scritto sui quotidiani in questi giorni da qualche editorialista. Facile parlare senza vivere in prima persona i disagi che in quei territori si vivono, a volte con il sacrificio della propria incolumità e quasi sempre con il decremento della propria economia. Troppo comodo inneggiare ai principi generali e fare gli amici degli orsi e dei lupi a casa propria. Anche su questo campo la discussione scivola, si colora di politica, ma non quella di ampio respiro che dovrebbe avere sempre un’impronta maieutica, ma la politica settoriale, di parte, quella bassamente partitica. 

 E per supportare posizioni di parte si perde e si mortifica la propria capacità intellettuale, si mette da parte la propria cultura, la propria visione, l’onestà intellettuale. La più temibile delle corruzioni non è quella economica ma del pensiero che si modella alle influenze di parte, che si assoggetta agli schieramenti. Senza sapere che già essere schierato è in contrasto con il libero pensiero, con la forma più eletta dell’intelletto che mai tollera limiti, imposizioni, interessi e appartenenze.

  Se il giornalista non si attiene a questi principi è doppiamente colpevole verso la professione che svolge e verso la verità che dovrebbe integralmente descrivere ed esserne orgogliosamente simbolo.       

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