osservazioni medico oculistiche - Il Museo Savitsky di Nukus e il duro prezzo della libertà

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24/07/2024 - Il Museo Savitsky di Nukus e il duro prezzo della libertà


  Nukus è una città di poco più di 300.000 abitanti dell'Uzbekistan, uno dei due Stati al mondo che oltre a non avere sbocchi sul mare confina con Stati anch'essi privi di sbocco sul mare. È la capitale della repubblica autonoma del Karakalpakstan, un’immensa regione desertica nell’Asia centrale. Tra gli edifici privati e pubblici di stampo sovietico a Nukus si trova, come una perla nel deserto, uno dei musei più stupefacenti del Continente asiatico: il Museo Savitsky.

  Igor Savitsky (1915-1984), pittore e archeologo sovietico, riuscì a collezionare durante la sua vita un grande numero di capolavori pittorici delle avanguardie russe, uzbeke e turkmene, più alcuni personali disegni e dipinti. Proprio l'isolamento del Karakalpakstan gli permise di preservare molti di questi tesori, circa 81.500 tra disegni e quadri, messi al bando dalla censura sovietica che altrimenti sarebbero stati distrutti. 
  Gli autori di queste straordinarie opere furono perseguitati dal regime, imprigionati, deportati, epurati durante le purghe staliniane. Erano autori condannati come nemici di classe; molti furono uccisi o uscirono dai lager gravemente malati. Il museo di Nukus, per la bellezza dei capolavori custoditi, è conosciuto nel mondo come il “Louvre delle Steppe” ovvero il “Louvre delle avanguardie russe”.

  La collezione d'arte d'avanguardia del Museo è una delle più pregiate al mondo, seconda per dimensioni solo a quella del Museo di San Pietroburgo. In totale, il museo ha circa 10.000 opere d'arte d'avanguardia, tra cui dipinti, stampe, sculture e illustrazioni.
  Tra gli altri capolavori sono custoditi circa 100 dipinti di Aleksandr Volkov, più di qualsiasi altro museo al mondo. Considerato il padre dell'avanguardia uzbeka, Volkov sperimentò il cubismo e il costruttivismo.
  Il museo ha anche 1.000 dipinti, schizzi e lavori di Tarasov oltre 400 dipinti e 1.600 grafici di Stavrovskij. Sono custodite anche le uniche opere d'arte sopravvissute di Vladimir Lysenko, incluso "Il Toro", diventato emblema famoso del museo.

  Pezzo forte della collezione di Nukus “Il Toro” dell’artista bielorusso Vladimir Lysenko, originariamente chiamato “I fascisti avanzano”, è il quadro più intimamente associato al museo. La censura sovietica lo considerò sovversivo; Lysenko fu internato anche per quest’opera in un manicomio per 15 anni dal quale ne uscì paralizzato ed estremamente malato. 

  L’olio su tela 35,3cm x 45,5cm venne interpretato dal regime sovietico con congetture le più assurde e fantasiose. Ogni particolare del disegno fu inteso raffigurante simboli antisovietici. Così le corna del toro furono interpretate come la violenza del regime verso gli oppositori, gli occhi come le spie della polizia segreta. Quell’opera divenne, in definitiva, l’emblema più rappresentativa del dissenso intellettuale verso il comunismo, come il quadro più dissacrante del regime. 

  Quando trascuriamo di tutelare ed apprezzare la nostra democrazia, dando per scontate e ovvie la nostra libertà di pensiero e di parola, dovremmo ricordarci del Museo Nukus, delle opere lì esposte, delle pene che gli artisti di quelle opere dovettero subire pur di non rinunciare alla propria libertà. 

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