osservazioni medico oculistiche - Perché ci vorrebbe un altro Sandro Pertini

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23/05/2024 - Perché ci vorrebbe un altro Sandro Pertini


Sandro Pertini fu Presidente della Repubblica dal 9 luglio 1978 al 29 giugno 1985. È senza dubbio il più amato Presidente della storia della nostra Repubblica. Più degli altri Presidenti gli italiani lo hanno amato, sentito vicino, come un amico; sicuramente lo hanno visto come uno statista che non aveva peli sulla lingua. Fin da giovanissimo il suo impegno politico era preminente. Giornalista e partigiano durante il periodo fascista, ha subito l’esilio in Francia dove, nonostante le due lauree in giurisprudenza e in scienze politiche, dovette accontentarsi di lavori di fortuna, come il lavaggista di auto, il muratore, il pittore di infissi e perfino la comparsa in alcuni film della Paramount. 

  Nel 1929 tornò in patria per riorganizzare il Partito Socialista. A Pisa, appena tornato, lo riconobbero; fu subito processato e condannato a quasi 11 anni di carcere e tre di confino come "avversario irriducibile dell'attuale Regime, sovversivo pericoloso per la salute della nazione". In tribunale, alla sentenza, replicò col grido "abbasso il fascismo e viva il socialismo".

  Nella prigione pugliese di Turi, vicino Bari, dov'era stato trasferito, conobbe Gramsci, e ne nacque subito una profonda amicizia; il fondatore del Partito Comunista provò a convertirlo, ma senza riuscirci, restò socialista. Dopo il 25 Aprile del 1945, con il riconoscimento come medaglia d'oro al valore militare per il ruolo di "combattente audacissimo della Resistenza", inizia per Sandro Pertini un nuovo periodo, quello di Segretario del Partito Socialista, di deputato, direttore dell’Avanti e membro dell'Assemblea Costituente. Dopo solo due legislature alla Camera, di cui fu anche Presidente, l'8 luglio 1978 fu eletto settimo Presidente della Repubblica, lo stesso anno che Karol Wojtyla diventò Pontefice con il nome di Giovanni Paolo II. 

  Tra lo schivo ligure, ateo dichiarato, che teneva appeso il crocifisso al Quirinale, e la massima carica della Chiesa nacque un’amicizia testimoniata da telefonate, lettere, pranzi mai resi pubblici e alcuni giorni di vacanze insieme in montagna all’Adamello, nell’afoso luglio 1984, con le indimenticabili fotografie sulla neve che presto fecero il giro del mondo. Erano gli anni delle Brigate Rosse, delle azioni delle frange terroristiche di matrice fascista, del disastro aereo di Ustica, della strage alla stazione di Bologna, del terremoto in Irpinia, della loggia P2, della morte del piccolo Alfredino nel pozzo di Vermicino, dell'assassinio del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa a Palermo. Alla morte di Enrico Berlinguer, colpito da ictus durante un comizio a Padova nel 1984, Pertini fece scortare la salma del suo "compagno di lotta" a Roma, con l'aereo presidenziale. 

  Gli italiani lo ricordano con la pipa tra le mani o in bocca e un atteggiamento istintivamente sobrio, un linguaggio diretto, privo di interlocuzioni, con il tono di voce grave, a volte severo, raramente affettuoso, ma sempre familiare. “Era della stoffa di cui sono fatti gli eroi" disse di lui Giuseppe Saragat. Ma cosa piaceva tanto agli italiani di Sandro Pertini? E perché ci sarebbe tanto bisogno anche oggi di un'altra personalità come Pertini nella politica italiana, preferibilmente a ricoprire il ruolo di Presidente? Di sé diceva: "Tutti gli uomini di carattere hanno un cattivo carattere" e ancora "Sono sempre stato un passionale, un impetuoso. […] Oh, quante persone ho investito con le mie ire improvvise, i miei atteggiamenti rigidi, le mie interruzioni!", dichiarò ad Oriana Fallaci nel 1973.

  Un altro episodio che aiuta a rispondere a questa domanda sono le sue immagini allo Stadio Santiago Bernabéu di Madrid, l’11 luglio 1982, nella storica finale Italia-Germania che finì 4 a 3 per l’Italia. Chi non lo ricorda! E come era diverso il suo atteggiamento dall'impassibile Re di Spagna Juan Carlos, che lo aveva invitato, o dal serioso del Cancelliere Helmut Kohl. Forse, non per giustificarsi, ma per diminuire le evidenti differenze di comportamento così poco popolari dei due illustri personaggi che gli sedevano accanto disse: "alla mia età non è importante essere giudicati dagli uomini; si risponde solo alla propria coscienza e la mia è tranquilla".
   Ecco, era proprio la sua innata spontaneità che attraeva, che costituiva un magico magnetismo attrattivo verso la sua persona; e tutta la popolazione, indipendentemente dal credo politico, lo amava, lo acclamava, lo riteneva come uno di famiglia. Morì all’età di 93 anni per una banale caduta nella sua mansarda di 35 metri quadri in piazza Fontana di Trevi, sempre preferita al Quirinale dove non si trasferì mai completamente. Non volle funerali di Stato: le sue ceneri furono deposte in una cassetta di legno avvolta in una bandiera rossa del Psi con la scritta "Lavoratori di tutti i Paesi, unitevi!".

  Aveva immensa fiducia negli italiani; tuttavia avvertiva affettuosamente: "Il nostro popolo è capace delle più grandi cose quando lo anima il soffio della libertà e del socialismo". Ora, nel panorama politico italiano, trovate per caso qualcuno che lontanamente possa assomigliare al Presidente più amato dagli italiani? Pensate come me che ce ne sarebbe proprio bisogno per riavvicinare i cittadini e le giovani generazioni alle istituzioni? Ci sarà un altro Presidente della Repubblica come Sandro Pertini? Io me lo auguro.

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