osservazioni medico oculistiche - Il falso mito dell’America

L'angolo della lettura

08/05/2024 - Il falso mito dell’America


Il Vecchio Continente ha da molto tempo visto gli Stati Uniti d’America come un modello di sviluppo economico, di progresso in ambito sanitario, come l’emblema della rivendicazione dei diritti umani e della tutela personale. Che la sensibilità verso i diritti umani avesse un'antica origine negli US lo testimonia l'approvazione il 25 settembre 1789 da parte del Congresso dei dieci emendamenti che diventeranno la "Carta dei Diritti", entrati in vigore definitivamente il 15 dicembre 1791. Questi principi scaturiscono dalla storia travagliata dell'unificazione degli stati americani in confederazione, mediando le esigenze tra gli stati federalisti e quelli antifederalisti. 

  Il progresso in campo economico e la supremazia militare degli US, testimoniata ampiamente nella seconda guerra mondiale in modo palese e, per molti versi sul fronte occidentale in modo del tutto eclatante, hanno collaborato a designare gli States come un modello da imitare, da prendere come ispiratore. La supremazia americana si è da molto tempo manifestata nella ricerca scientifica e nello sviluppo economico, incontestabilmente. E si sa che l'economia, il danaro, determinano la storia per molti versi e per molti aspetti. Così pian piano l'Europa, ammaliata dalla potenza statunitense in tutti i campi ha progressivamente dimenticato le proprie tradizioni, le prerogative culturali e sociali che affondano le radici in una storia ben più antica, piena di retaggi gloriosi.

 Così ci siamo via via sempre più “americanizzati”, imitando costumi e mode, e non solo. Anche nell'istruzione abbiamo mutuato dal nuovo continente modalità di studio non sempre esemplari. La corsa al mero profitto dall'economia è passata allo studio; una competizione sempre più sfrenata ha preso il posto e ormai oltrepassa di gran lunga la sana emulazione. Mentre emulare è impegno idoneo e proficuo per migliorarsi, per eguagliare e superare l’altro, senza sopraffare il competitor, la competizione non esita ad “asfaltare” senza alcuna pietà chi con te concorre verso la stessa meta. Lo studio da approfondimento personale è diventato una manifestazione dimostrativa, da confronto e crescita è ormai diventato metodo di supremazia verso l'altro, di sopraffazione, di esclusione.

  La corsa alle armi per le nuove guerre che infiammano anche il nostro continente, negli US ha una più radicata ed antica tradizione. ; Il secondo emendamento della Carta dei Diritti garantisce il diritto di possedere armi. L’idea che ispirò il legislatore era la sicurezza della persona ritenuta veramente libera solo quando riesce a difendersi da sola, in prima persona. Alla fine del Settecento tale promulgazione trovava giustificazioni diverse. La presenza dei nativi americani percepiti dai coloni dei territori dell’EST come una minaccia e i pericoli della natura, ancora per molti versi selvaggia ed inesplorata, davano affermativi suggelli a tale principio. Nel luglio del 2008 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha riconosciuto il diritto ad essere armati. Il passaggio dal diritto alla detenzione delle armi in modo diffuso e capillare al fatto che la forza pubblica possa utilizzare azioni violente verso potenziali criminali in flagranza di reato è breve. 

  A fronte di numerose inchieste e di oltre 1000 morti per violenza della forza pubblica verso comuni ed inermi cittadini negli ultimi tempi gli atteggiamenti della forza pubblica non cambia, e questi soprusi continuano, a dispetto di ogni diritto personale, di ogni protesta, di ogni possibile inchiesta del resto presto insabbiato. Anche da questo aspetto si valuta l’eticità di una Nazione, l’attenzione verso la tutela del cittadino, in altre parola la qualità di vita di uno Stato moderno. Per non parlare della sanità che in US è praticamente affidata alle assicurazioni, discriminando dal diritto alle cure molta parte della popolazione, oppure l’istruzione pubblica, anch’essa privata e appannaggio delle classi più abbienti. Anche la moda dei Quiz è tutta americana. Spersonalizzare la selezione è cosa giusta; l’intento è rendere il giudizio scolastico scevro da interferenze soggettive. 

  Ma anche su questo campo scivolare verso forme non democratiche è facile, e tale strada discriminatoria negli US è ormai consolidata. Un candidato viene valutato nel miglior dei modi se giudicato da una commissione di esperti su elaborati scritti ed un esame orale rispetto ad un giudizio sommario, che scaturisce da una serie di quesiti più o meno validi su materie inevitabilmente identiche, ma formulate con domande obbligatoriamente differenti e con risposte multiple sempre più fantasiose. Ebbene, tutti gli intellettuali sono da tempo d’accordo che i quiz siano un metodo errato, non democratico, inefficiente, che non seleziona i migliori tra i partecipanti ad un concorso. Anche su questo si continua ad imitare il modello d’oltreoceano che viene preso ad esempio in modo acritico.  

   Quando ci renderemo conto della falsità di questo mito? Speriamo non troppo tardi, e non dopo aver perso definitivamente il ricordo e l’orgoglio di essere noi il Vecchio Continente, che siamo noi gli scopritori del Nuovo mondo, noi i “colonizzatori” anche in campo culturale.
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