Prevenzione del declino cognitivo: intervista a Laura Baker sullo studio U.S. POINTER

Prevenzione del declino cognitivo: intervista a Laura Baker sullo studio U.S. POINTER

È davvero possibile prevenire il declino cognitivo modificando il proprio stile di vita? Sono numerosi gli studi che suggeriscono che una dieta sana o un’attività fisica regolare potrebbero prevenire lo sviluppo di demenza. Lo studio finlandese FINGER, pubblicato da The Lancet nel 2015, è stato il primo a dimostrare che una combinazione di questi interventi potrebbe essere la chiave per la prevenzione del declino cognitivo. Ora, in tutto il mondo, sono in corso studi che cercano di scoprire come i cambiamenti nello stile di vita possano ridurre il rischio di perdita di memoria. Abbiamo intervistato Laura Baker, Associate Director del Wake Forest Alzheimer’s Disease Center. Baker è attualmente a capo dello studio clinico U.S. Study to Protect Brain Health Through Lifestyle Intervention to Reduce Risk (U.S. POINTER).

Nella progettazione dello U.S. POINTER vi siete ispirati allo studio FINGER. In che modo?

I risultati del FINGER hanno suggerito per la prima volta che un intervento multi-dominio potesse apportare un beneficio alle persone a rischio di declino cognitivo. Per il FINGER, sono state reclutate più di mille persone. I cambiamenti nella dieta, l’esercizio fisico, l’allenamento cognitivo e il monitoraggio del rischio vascolare, sono stati considerati come un unico intervento.

Sono risultati fantastici, ma è necessario capire se sono replicabili. Gli abitanti di ogni Paese hanno stili di vita diversi, differenti preferenze per il cibo, per lo sport, e in ogni luogo c’è un Sistema Sanitario diverso. Non ci limitiamo però a replicare lo studio, cerchiamo anche di capire come lo stile di vita possa influenzare il declino cognitivo e quanto debba essere importante il cambiamento perché si osservi un effetto.

Vedo questo studio un po’ come un FINGER capitolo II. E in tutto il mondo i ricercatori stanno scrivendo altri capitoli, cercando di adattare lo studio al proprio Paese. Miia Kivipelto, che ha diretto il FINGER, fa parte del nostro team e questo è fondamentale, perché ci consente davvero di passare al prossimo step, invece di replicare semplicemente ciò che è stato fatto.

Quali cambiamenti nello stile di vita prendete in considerazione? Ce n’è uno che sembra avere un impatto più importante sulla riduzione del declino cognitivo?

Anche noi abbiamo scelto di combinare dieta, esercizio, allenamento cognitivo e monitoraggio della salute in un unico intervento, perché sono fattori connessi tra loro. Non credo ci sia un fattore che predomini sugli altri, si tratta di ripristinare il benessere del corpo per proteggere le funzioni cognitive e il corpo ha bisogno di cibo sano, di muoversi, in generale di restare in salute.

Questo approccio è interessante anche perché ci consente di “personalizzare” l’intervento: se una persona non può fare esercizio fisico, magari perché ha una disabilità o non vuole farlo, ci si può focalizzare maggiormente su altri aspetti.

Nel dettaglio, in cosa consiste lo studio U.S. POINTER?

Lo studio è attualmente in corso, è iniziato nel 2019 e finirà nel 2024. Abbiamo reclutato 900 persone, pensiamo di reclutarne 2.000 in totale. Viene condotto in cinque location diverse negli Stati Uniti, pensate per fare in modo che i partecipanti possano essere rappresentativi della popolazione americana e i risultati possano essere generalizzati.

Anche noi abbiamo reclutato le persone a rischio, a partire dai 60 anni, quindi persone sedentarie, con un’alimentazione non salutare, con comorbidità. Dopo due anni dallo studio andremo ad osservare eventuali cambiamenti cognitivi.

È uno studio randomizzato. Suddividiamo i partecipanti in due gruppi, su cui interveniamo in modo diverso. Sono passati diversi anni dai risultati del FINGER e si sa che cambiamenti nello stile di vita fanno la differenza. Quindi per il gruppo di “controllo” non potevamo accontentarci di non apportare alcun cambiamento nello stile di vita, non sarebbe stato etico.

In un caso viene proposto ai partecipanti di auto regolarsi nel promuovere dei cambiamenti nello loro abitudini, sulla base delle loro esigenze. Offriamo loro istruzione, supporto e strumenti tangibili per aiutarli a sviluppare e attuare pratiche di stile di vita più sane. L’altro gruppo è invece più seguito, con attività strutturate mirate alla dieta, all’esercizio fisico e alla stimolazione intellettuale e sociale. Rispetto allo studio FINGER chiediamo un maggiore impegno per le diverse attività.

Abbiamo suddiviso i partecipanti in gruppi di 15 persone, sempre le stesse, che si incontrano regolarmente e possono beneficiare di specialisti che offrono indicazioni su nutrizione ed esercizi e di un coach. In questo modo aggiungiamo anche una componente sociale. Ogni sei mesi vengono effettuate delle valutazioni.

Quali parametri state monitorando e valuterete alla fine dello studio?

Misuriamo la funzione cognitiva, la memoria, la funzione esecutiva. E poi ci sono dei “sotto-studi”. In uno analizziamo le condizioni cerebrali attraverso risonanza magnetica e PET per visualizzare la presenza di amiloide. In un altro “sotto-studio” viene esaminato il microbioma dei partecipanti, attraverso l’analisi dei campioni fecali, in un altro si monitorano le condizioni dei vasi sanguigni. In questo modo cerchiamo di avere una visone più ampia e capire anche in che modo i cambiamenti nello stile di vita permettono la prevenzione del declino cognitivo.

Per i risultati dobbiamo attendere ancora qualche anno. Nel frattempo quale consiglio vuole dare alle persone a rischio di declino cognitivo?

Credo che il messaggio fondamentale sia: onora il tuo corpo e rispetta il suo funzionamento. Il corpo è fatto per muoversi, quindi è importante fare movimento. Anche in casa, cercare di essere meno sedentari e cogliere ogni occasione per camminare per esempio. Credo che restare seduti sia dannoso quasi quanto fumare.
Poi, naturalmente, mangia sano. Però è importante che tutto ciò avvenga per piccoli passi: non si possono cambiare le proprie abitudini tutte in una volta, improvvisamente, non dura. Quindi un passo alla volta, una nuova scelta salutare al giorno. by Popular Science; 
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