Cure domiciliari Covid, dall'ossigeno ai monoclonali ecco il protocollo del Piemonte

Cure domiciliari Covid, dall'ossigeno ai monoclonali ecco il protocollo del Piemonte

Set 14 2021
TAGS: SERVIZI DI CURE A DOMICILIO, ASSISTENZA DOMICILIARE, COVID-19 by Doctor33

Durante la prima ondata della pandemia da Covid-19, tra marzo e aprile 2020, in Piemonte, nel Distretto di Acqui Terme e Ovada, su 340 pazienti curati a casa, si sono registrati "appena 9 decessi e 22 ricoveri, pari a un tasso di mortalità del 2.6% in periodo di mortalità su base provinciale del 17% e a un tasso di ospedalizzazione del 6.5%, vale a dire un terzo rispetto al dato del 22% atteso in base alla media nazionale". Questi i dati relativi all'esperienza di cure domiciliari del Covid-19 in una zona caratterizzata da una consolidata integrazione ospedale-territorio che l'assessore regionale alla Sanità, Luigi Icardi, ha presentato nel corso dell'International Covid Summit, in svolgimento nelle aule del Senato a Roma.

Il Piemonte, precisa una nota della Regione, "è stata l'unica invitata ad intervenire, grazie al protocollo di cure domiciliari attivato sul proprio territorio". La Regione ha trasferito il modello nel nuovo Dipartimento interaziendale regionale malattie e emergenze infettive (Dirmei), costituito a giugno 2020 per strutturare al meglio i percorsi di gestione del Covid-19, attraverso un apposito Gruppo di lavoro finalizzato a fornire ai medici del territorio informazioni utili per le cure a domicilio utilizzate in provincia di Alessandria.

 Proprio dal Dirmei, il 6 novembre 2020, è scaturita la prima edizione del "Protocollo per la presa in di carico dei pazienti Covid-19 a domicilio da parte delle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca), dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta", con l'obiettivo di gestire i pazienti a casa in stretta collaborazione e sinergia tra medici di assistenza primaria, medici Usca, servizi domiciliari dei Distretti e con una presa in cura tempestiva, all'esordio dei sintomi, con l'applicazione condivisa tra i medici di procedure diagnostiche e terapeutiche individualizzate sul paziente.

Il documento è stato sottoscritto da Regione Piemonte, Direzione Sanità e Welfare, Dipartimento interaziendale regionale malattie ed emergenze infettive (Dirmei), Unità di crisi covid-19 regionale, Prefettura di Torino (anche per le altre prefetture del Piemonte), tutte le Aziende sanitarie locali, le Organizzazioni sindacali dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta e gli Ordini professionali. L'edizione più recente del Protocollo, la numero 5, è del 26 marzo 2021 e contiene le indicazioni in merito all'impiego degli anticorpi monoclonali, indicando criteri di arruolamento, sedi e moduli di segnalazione.

Parallelamente, la Regione Piemonte ha prodotto provvedimenti organizzativi di supporto, come per esempio la prescrivibilità dell'ossigeno e la sua consegna al domicilio del malato entro 2 ore dalla richiesta, tutto governato e monitorato dal Servizio farmaceutico regionale, e le istruzioni di gestione dell'ambiente domestico (igiene, areazione etc), con consigli su nutrizione, mobilizzazione e postura del malato. Nei 6 mesi di attività da novembre 2020 ad aprile 2021 (picco della seconda ondata pandemica), le Usca piemontesi hanno preso in carico circa 48.000 pazienti e, di questi, 3.700 sono stati gli assistiti nelle residenze per anziani.

Nel solo mese di marzo 2021 sono stati 10.621 i pazienti presi in carico dalle Usca con una media di 3.500 pazienti per ogni settimana costantemente in carico e seguiti a domicilio. Un dato interessante riguarda poi i pazienti curati a casa anche quando le condizioni cliniche hanno richiesto l'ossigenoterapia: circa 2.800 pazienti a marzo, quindi, uno su quattro, con fornitura immediata di ossigenoterapia.

In conclusione, l'assessore ha sottolineato l'importanza di "poter gestire a domicilio la maggior parte dei pazienti, per evitare così di congestionare gli ospedali rendendoli inaccessibili alle altre patologie. Occorre fare in modo che nessuna strada, legalmente praticabile, sia preclusa ai medici che hanno il dovere e sono liberi di curare i pazienti con le terapie che ritengono più appropriate, in scienza e coscienza".
torna alla pagina precedente
torna su