Sartani e Ace-inibitori non aumentano il rischio di contrarre Covid-19. Lo studio

Sartani e Ace-inibitori non aumentano il rischio di contrarre Covid-19. Lo studio

Non vi sono prove che l'assunzione di Ace-inibitori o di sartani abbia un effetto sul rischio di ammalarsi di Covid-19 o sulla gravità dell'infezione, secondo uno studio italiano pubblicato sul New England Journal of Medicine. «Gli antagonisti del recettore dell'angiotensina, i cosiddetti sartani, e gli Ace-inibitori sono in grado di aumentare l'espressione dell'enzima Ace2, considerato una porta d'ingresso per i virus della famiglia coronavirus, e da qui è nata l'ipotesi che i pazienti curati con queste terapie potessero essere maggiormente a rischio di infezione da Covid-19» spiega Giuseppe Mancia, dell'Università degli studi Milano-Bicocca e del Policlinico di Monza, autore principale del lavoro. 

I ricercatori hanno condotto uno studio caso-controllo basato sulla popolazione in Lombardia, abbinando 6.272 pazienti con infezione confermata da coronavirus a 30.759 controlli in base a sesso, età e comune di residenza. Studiando i dati rilevati da database regionali sull'uso di farmaci, hanno osservato che l'uso di Ace-inibitori e sartani era più comune tra i pazienti con coronavirus che tra i controlli, e che i pazienti con infezione da Sars-CoV-2 presentavano un profilo clinico peggiore. Tuttavia, l'analisi statistica ha mostrato che non vi era alcuna associazione dei farmaci presi in considerazione con Covid-19 tra i pazienti nel complesso (odds ratio aggiustato 0,95 per i sartani e 0,96 per gli Ace-inibitori) o tra i pazienti che hanno avuto un decorso grave o fatale della malattia (odds ratio aggiustato 0,83 per i sartani e 0,91 per gli Ace-inibitori). 
Gli esperti hanno confermato che non solo l'uso di Ace-inibitori e sartani, ma anche quello di altri antipertensivi, come betabloccanti e diuretici, e di altri farmaci come gli antidiabetici, è stato più frequente (10-13% in più) tra i pazienti con Covid-19 che tra i controlli. Tuttavia, secondo gli esperti, questo ha messo in luce che i pazienti che hanno più facilmente contratto il virus sono quelli con uno stato di salute in qualche modo già compromesso, in cui il maggiore consumo di farmaci è un riflesso della situazione. 
«Lo studio ha mostrato che non c'è nessuna prova specifica a indicare che chi è in cura con questi farmaci abbia un rischio diverso di contrarre il virus rispetto a chi non è in trattamento» conclude Mancia. by Doctor 33; 20/05/2020

Nejm 2020. Doi: 10.1056/NEJMoa2006923
https://www.nejm.org/doi/10.1056/NEJMoa2006923 
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